Ebbene sì, questa volta il Senatore Balboni l’ha detta grossa, sostenendo sul “Resto del Carlino” di oggi di essere favorevole alla proposta di modifica della legge 81/93 con la quale vengono eletti i Sindaci, i Presidenti delle Province, i Consiglieri Comunali e quelli Provinciali.
Una legge elettorale che fino a ieri era considerata, a detta di tutti, una delle migliori – se non la migliore – tra quelle in vigore nel nostro ordinamento giuridico e che per quindici anni ha garantito al tempo stesso governabilità e rappresentatività negli Enti Locali, assicurando la stabilità degli Esecutivi.
Se ho ben capito, la proposta di riforma riguarderebbe la parte della legge che disciplina le modalità di elezione nei Comuni sopra i 15.000 abitanti, dove è attualmente previsto il meccanismo del ballottaggio, nell’eventualità in cui al primo turno nessuno dei candidati a Sindaco ottenga la maggioranza assoluta del 50% più uno dei voti validi.
La proposta in discussione in Parlamento punterebbe ad abbassare al 40% il quorum per essere eletti, evitando così il secondo turno di voto.
Tutto qui? Sembrerebbe di sì, anche se le motivazioni addotte dal Senatore a difesa di questa ipotesi sono assolutamente risibili.
Dice il Nostro che “oltre ad un risparmio di spesa si eviterebbe il paradosso di vedere al secondo turno un candidato prendere meno voti che al primo”.
Quanto al primo punto, quello relativo al “risparmio di spesa”, vorrei suggerire a Balboni, dato che c’è, di proporre “tout court” l’abolizione delle elezioni amministrative. Lui, che prima di diventare un antifascista militante inneggiava al Duce dovrebbe averne titolo, visto che in Italia, per vent’anni, durante il fascismo, non si votò, con indubbi enormi risparmi di spesa.
Purtroppo, caro Senatore, la democrazia (quella pulita, non quella degli sprechi e del clientelismo) ha un costo, al quale può rinunciare solo chi la democrazia non sa neanche dove stia di casa.
E che di democrazia si tratti e non di brustoline ce lo conferma la seconda motivazione, ancor più patetica della prima. Quella cioè per cui “si eviterebbe il paradosso di vedere al secondo turno un candidato prendere meno voti che al primo”.
Chi non ha l’anello al naso può facilmente capire come questa sia la conseguenza fisiologica di ogni elezione a doppio turno: al primo turno gli elettori votano il loro candidati di bandiera, al ballottaggio fanno un’altra scelta: o decidono di votare per il candidato politicamente più “vicino” alla loro visione del mondo, anche se non si identifica con essa o vanno al mare, se non si riconoscono in alcun modo così nell’uno come nell’altro dei due pretendenti rimasti in lizza.
Dunque il fatto che al ballottaggio i votanti calino rispetto al primo turno è assolutamente fisiologico e fa parte delle regole del gioco. Accade così in ogni parte del mondo in cui esistano leggi elettorali a doppio turno, a partire dalla Francia.
E allora dove sta la verità? La verità è un’altra, che ovviamente il Senatore Balboni si è ben guardato dal dire. E sta tutta nel tentativo del PDL (e forse anche del PD) di introdurre anche qui, come già è stato fatto con la legge elettorale nazionale e come probabilmente accadrà con quella per designare i parlamentari europei, meccanismi elettorali pensati per uccidere nella culla quel po’ di sovranità popolare che sopravvive ancora, malgrado tutto, nel nostro Paese.
Abbassare il quorum al 40% significherebbe consentire ad un candidato di essere eletto già al primo turno non con la maggioranza dei voti validi, ma con la minoranza maggiore. Un Sindaco di minoranza, insomma, che potrà contare su di una maggioranza politica in Consiglio solo grazie al premio in seggi assegnato dalla legge alla coalizione che esprime il candidato vincente.
In poche parole, un’autentica truffa.
Questo poi, consentirebbe ai partiti maggiori, attraverso l’appello al voto utile (“siamo vicini al 40%! Votate per noi che ce la possiamo fare…non disperdere il vostro voto!”) di dare la mazzata definitiva alla rappresentanza istituzionale delle formazioni politiche minori.
Chiaro no? Anche questa proposta, come tante altre, è la rappresentazione plastica di cosa un regime oligarchico, sempre più vorace e famelico, come quello che si sta consolidando in Italia attraverso le leggi liberticide del PDL e la più o meno tacita compiacenza del PD, possa concepire: distruggere la Democrazia nel nostro Paese senza bisogno di sparare e di uccidere.
Un vero e proprio colpo di Stato in guanti di velluto!
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