L’altro giorno Berlusconi ha detto che intende governare a colpi di decreti legge, esautorando nei fatti il Parlamento del suo diritto-dovere di legiferare.
Troppi lacci e lacciuoli, per il Nostro, sulla via delle magnifiche sorti e progressive che attendono il nostro Paese, grazie alle sue miracolose ricette.
Peccato che la Costituzione italiana preveda, all’art. 77, che il decreto legge sia un provvedimento normativo a carattere provvisorio e che possa essere utilizzato dai Governi in carica soltanto in casi straordinari di necessità e di urgenza.
Ma, si sa, la necessità e l’urgenza sono sempre dietro l’angolo e, quando non ci sono, si possono sempre inventare.
E anche i Deputati e i Senatori di maggioranza, alla fine, staranno buoni e zitti: in fondo, devono la loro elezione e i soldi che immeritatamente percepiscono ai leader dei loro Partiti, che li hanno inseriti in lista in posizione utile, tale da consentire loro di conquistare il seggio.
Chi avrà il coraggio, tra questi lacchè, di opporsi con forza alle umiliazioni che quotidianamente si vedono costretti a subire? In fondo, Parigi (la ricca indennità che percepiscono) val bene una Messa (il silenzio ipocrita di fronte alla Costituzione stracciata).
E allora avanti così.
Ha già iniziato la Ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, che questa sera imporrà al Parlamento il voto di fiducia sul decreto-legge di riforma ordinamentale del sistema scolastico.
Prendere o lasciare, alla faccia dei docenti, delle famiglie, degli studenti, dei dirigenti scolastici e di tutti quelli che, a diverso titolo, nella scuola ogni giorno ci vivono, combattendo la loro buona battaglia in condizioni spesso disperate, e che non sono stati neppure consultati, per sapere cosa ne pensassero.
Siamo certi che i signori del Palazzo, ancora una volta diligenti come soldatini, diranno sì senza vedere e, purtroppo, senza capire.
Non sono forse pagati per questo?
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