sabato 17 gennaio 2009

LA FINTA RIFORMA DEL 5 IN CONDOTTA


Il comunicato stampa con il quale si annuncia sul sito del Ministero della Pubblica Istruzione l’emanazione del DM n. 5 del 16 gennaio 2009 annuncia con toni solenni: “D’ora in avanti chi prenderà meno di 6 in condotta sarà bocciato”.

Sembrerebbe una rivoluzione copernicana, per una scuola che negli ultimi decenni ha fatto del lassismo e della resa davanti all’arroganza e alla maleducazione di tanti studenti i suoi fiori all’occhiello. Peccato si tratti di una prova muscolare che alla resa dei conti non sortirà alcun effetto di sostanza.

Basta andarsi a leggere con un minimo di attenzione il Decreto per capire che negli Istituti di ogni ordine e grado, per dirla con il Principe Tomasi di Lampedusa, “tutto cambia perché tutto resti come prima”.

Il richiamo che il Decreto fa allo “Statuto delle studentesse e degli studenti”, così come modificato e integrato dal DPR 21 novembre 2007 n. 235, con particolare riferimento all’art. 9 riguardante le sanzioni disciplinari, non lascia adito a dubbi interpretativi.

In buona sostanza, perché un Consiglio di Classe possa comminare un 5 in pagella ad uno studente è necessario che il Consiglio d’Istituto abbia in precedenza provveduto ad irrogargli una sanzione che comporti quantomeno “l’allontanamento temporaneo dalla comunità scolastica per periodi superiori a quindici giorni” (art. 4 DM n.5 comma 1 e comma 2 lett.A). E questo può avvenire soltanto nell’eventualità in cui suddetto studente abbia commesso “reati che violino la dignità e il rispetto della persona umana (ad es. violenza privata, minaccia, percosse, ingiurie, reati di natura sessuale, etc.), oppure che vi sia una concreta situazione di pericolo per l’incolumità delle persone (ad es. incendio o allagamento)” (art. 4 comma 9 “Statuto delle studentesse e degli studenti”).

Sempre che, ovviamente, successivamente all’irrogazione delle sanzioni lo studente “non abbia dimostrato apprezzabili e concreti cambiamenti del comportamento, tali da evidenziare un sufficiente livello di miglioramento nel suo percorso di crescita e di maturazione” (art. 4 DM n.5 comma 2, lett.B).

Fuor di metafora, neppure aver picchiato un insegnante, aver stuprato una compagna di classe o aver incendiato o allagato la scuola potrà di per sé comportare l’automatica attribuzione da parte del Consiglio di Classe di un 5 in condotta allo studente che ha commesso tali reati.

Sono pronto a scommettere che a nessun alunno della Provincia di Ferrara verrà comminato un 5 in condotta in occasione degli imminenti scrutini del primo quadrimestre.

Ad ulteriore riprova del fatto che, ancora una volta, la montagna ha partorito il classico topolino.

Verrebbe proprio voglia di dire ai soloni del Ministero: “…ma lasciateci lavorare!!

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