giovedì 29 gennaio 2009

IL RE E' NUDO!



Pubblico anche sul mio blog la stupenda lettera di Davide Verri all'indirizzo del "Senatore". Un inno alla libertà e all'autonomia di pensiero, alla dignità e al coraggio delle idee, che vale la pena leggere e rileggere più volte.

Caro Alberto,

che tristezza assistere allo spettacolo di un Senatore della Repubblica Italiana che al ragionamento sostituisce il livore, al confronto gli atti di imperio, alla verità la diffamazione, alla politica il personalismo. Forse è per questo che la gente non crede più nelle istituzioni, perché queste dimostrazioni di arroganza denotano non l’interesse per la ‘res publica’, ma la volontà di conservare il potere ‘acquisito’. Mi sospendi i dal partito e minacci chiunque mi dia sostegno di essere tagliato fuori da An e dal Pdl. Tenti di isolarmi ricordando a tutti che tu sei il ‘Senatore’, sei colui che decide delle sorti di ciascuno e che a te non ci si può opporre, perché è come peccare di lesa maestà! Beh, Alberto, mi spiace comunicarti che tu non sei la Legge. Tagliami pure fuori dal partito, ma io rimango nella mia posizione.

Mi sono autocandidato alla Presidenza della Provincia di Ferrara denunciando la spartizione delle candidature stabilita a priori con Forza Italia, e i fatti mi hanno dato ragione. Mi sono autocandidato perché credo di avere esperienza, un’esperienza maturata in 10 anni al governo del Comune di Bondeno e in 5 da consigliere provinciale: e le competenze, per amministrare un Ente di grandi proporzioni, servono. Mi sono autocandidato perché credo nel Pdl, non in quello spartito come le fette di una torta, ma in quello inteso come progetto che alla gente deve ridare fiducia e speranza sia in un rilancio economico sia in una politica credibile perché vicino alle persone, soprattutto a quelle più deboli. Mi sono autocandidato perché ritengo la politica una missione, e se non mi credi ti invito a pensare agli altri non come a te stesso. Mi sono autocandidato, l’ho detto e ripetuto, senza il placet dei vertici, dunque il tuo, che neppure ho chiesto per i motivi sopradetti. Non mi fai paura Alberto, mi dispiace.

E’ ormai trent’anni che gestisci il partito e ora il Pdl come se fosse una cosa tua, di tua proprietà, un tuo diritto. Una casa di cui tu decidi di aprire o meno le porte, minacciando continuamente di sbatterle alle spalle delle persone. Non sono mai stato un tuo ‘appecorato’, lo sappiamo tutti, ho gestito un Comune e ho fatto il consigliere in autonomia di pensiero, senza chiedere al ‘partito’. Ho dato spazio a tutti, ho dato voce anche al dissenso. La composizione della mia Giunta, a Bondeno, che vede assessori di An, Forza Italia, Lega Nord, Udc e liste civiche, indica che nella cittadina matildica il Pdl è nato tanto tempo fa. Le tue parole, confermano che nel ‘tuo’ Pdl non c’è spazio per il confronto, la democrazia, la soluzione dei problemi concreti. Nel ‘mio’ Pdl invece c’è volontà di aggregare, c’è spazio per tutti, soprattutto per la gente intelligente che rifiuta le decisioni prese sulla propria testa e sulla propria pelle dai pochi che ‘comandano’. Nel ‘mio’ Pdl c’è spazio per quei politici che tu oggi cerchi di intimidire ma che hanno ancora il coraggio e l’entusiasmo di voler cambiare le cose e di non prendere ordini da te.

Sai Alberto, a questo mondo c’è ancora tanta gente perbene, che non si accontenta delle briciole che tu lasci cadere a terra. C’è gente con dignità e libertà di pensiero. Questo è il ‘mio’ Pdl, che vuole essere un grande partito ma anche un approccio positivo alla realtà, vuole riportare in circolo le idee, vuole premiare l’intelligenza e il merito in tutti i campi della vita. Cosa che purtroppo non succede più perché gli individui pensanti destabilizzano e fanno paura. Infine Alberto, sai bene che non sono mai venuto nel tuo ufficio a chiederti di candidarmi. Sai bene invece di avermi fatto dire dai tuoi ‘emissari’ che se volevo la candidatura dovevo venire a chiederlo a te, di persona. E io, come sempre, ho rifiutato e non l’ho fatto. Ora, Alberto, cerca di riportare la politica alla politica, evitando il pettegolezzo e le insinuazioni. Non è un comportamento da Senatore della Repubblica Italiana.


Davide Verri




mercoledì 28 gennaio 2009

IL PICCOLO BALBONI


Il portavoce di AN Matteo Fornasini

Non risponderò sui giornali alla lettera di Fornasini, con la quale, difendendo l'indifendibile, scarica su di me e su La Destra palate di fango e cattiverie gratuite. Non risponderò perchè non lo merita: è un ragazzino capriccioso che si crede un fenomeno  e proprio per questo sta studiando da anni per diventare un piccolo Balboni. D'altro canto, dallo "stile" con il quale mi attacca oggi sulla Nuova Ferrara sembra ci stia riuscendo alla perfezione. Non risponderò anche perchè le sue parole piene di livore testimoniano meglio di qualunque ragionamento politico lo stato comatoso in cui versa oggi AN a Ferrara. La nomenklatura di quel partito, di cui Fornasini è, seppure "in sedicesimo", espressione, sta scavandosi la fossa con le sue mani. A noi basterà attendere, comodamente seduti sulla riva del fiume, l'ineluttabilità degli eventi. In politica come nella vita, caro Matteo, prima o poi si raccoglie ciò che si è seminato.

lunedì 26 gennaio 2009

GIORNATA DELLA MEMORIA - L'ISLAM ANTISEMITA SPARGE NUOVO ODIO ANCHE IN CASA NOSTRA


Nel giorno della Memoria, tutti quanti rinnovano la promessa che l’antisemitismo non avrà mai più cittadinanza in Europa, e soprattutto che non potrà risollevarsi nella sua forma genocida. Ma questa promessa, rischia solo di fare da paravento a un pericoloso sviluppo del fenomeno antiebraico. È certo molto importante che gli antisemiti confessi siano in Italia solo il 13 per cento, anche se sgomenta che con gli antisemiti confusi raggiungano poi più del 35. In Francia sono il 20, in Germania il 25, in Spagna il 46 per cento. Ma con tutto lo stupore e, si permetta, il disprezzo intellettuale che destano queste cifre, tuttavia si potrebbe rispondervi con un’alzata di spalle. Ma un grande fenomeno oggi rischia di fecondare l’humus europeo fino all’omicidio.

Si tratta della proliferazione di antisemitismo genocida prodottosi, specie dall’11 settembre 2001, nel mondo islamista, e importata sulle onde radio e tv e con l’immigrazione. L’islamismo odia gli ebrei. L’Europa dopo la Shoah ha covato il suo antico antisemitismo in forma torpida e negata, chiamandolo «critica a Israele». Si è trattato di un fenomeno aggressivo e demenziale, dannoso per la mente europea, che ha in parte distrutto la sinistra, ma non così pericoloso per l’incolumità fisica degli ebrei.

 

Oggi le cose sono cambiate. Ce lo dicono le manifestazioni in cui, intellettuali europei e anche americani in testa con movimenti pacifisti misti a immigrati islamici in Olanda, in Francia, in Inghilterra, in Italia... si è gridato «Hamas hamas, ebrei al gas» o «ebrei ai forni» o «i forni erano piccoli». Non mi soffermerò su perchè gli slogan antisraeliani siano di fatto antisemiti, e di come l’antisemitismo alimenti l’antisraelismo, e non viceversa.

N

el Giorno della Memoria mi interessa ricordare che gli ultimi anni hanno visto un enorme rovesciarsi di antisemitismo genocida sull’Europa, senza che dicessimo una parola. Questo antisemitismo, proprio come quello di Hitler, si presenta con un carattere redentivo per l’umanità. Dice Ahmadinejad: «Il regime sionista sarà spazzato via e il mondo sarà liberato» proprio come nel 1943 una direttiva nazista spiegava «Lo sterminio degli ebrei è la precondizione per una pace durevole». È un antisemitismo come speravamo di dimenticare per sempre, che vuole gli ebrei spariti dal mondo.

 

Ormai siamo abituati a sentire negare l’Olocausto in tutto il mondo islamico, gli ebrei sono chiamati «figli di cani e scimmie» in migliaia di moschee anche in Europa, la carta di Hamas chiama a sterminare «tutti gli ebrei dovunque si trovino». Hamas e Hezbollah si vedono come movimenti che non combattono gli israeliani, ma «il sionismo mondiale», ovvero gli ebrei tutti. Assad di Siria, ritto accanto al Papa Giovanni Paolo II, osò parlare della «natura maligna degli ebrei che fa soffrire il mondo come fece soffrire Gesù». Nel 2002 l’Egitto fece dei «Protocolli dei Savi di Sion» testo base dell’antisemitismo novecentesco, un serial di 42 puntate, comperato da 17 altri canali e visto anche in tutta Europa. L’anno dopo un’altra serie sui Protocolli fu prodotta da Hezbollah: 29 puntate. In Siria la tv fece un serial in cui gli ebrei facevano le azzime col sangue dei “goy” e vendevano gli occhi di una bambina dopo averglieli strappati. Micky Mouse e l’Ape Maja nell’Autorità nazionale palestinese sono personaggi che in tv insegnano ai piccoli a odiare gli ebrei. A Kuala Lampur il primo ministro malesiano Mahathir attaccò gli ebrei come i “vili dominatori del mondo” di fronte a 57 stati islamici. Applauditissimo. 

 

Anche Ahmadinejad quest’anno è stato applaudito all’Onu dall’assemblea per le stesse idee. La negazione della Shoah è il centro della sua politica estera, e troppo poco la mettiamo in relazione all’opzione atomica, mentre il nesso è evidente nella promessa di distruggere Israele. I fumetti, le canzoni, la scuola islamisti fomentano un odio che è un cemento indistruttibile, è una valanga genocida che rotola ormai anche nel nostro etere, nelle strade, nelle piazze. Il gesto più importante compiuto dall’Europa per fermarla fu la conferenza dell’Osce a Berlino nel 2003. Il filosofo tunisino Mezri Haddad scriveva nel 2006 che «l’opinione pubblica araba ha trovato nell’antisemitismo il perfetto catalizzatore per le sue ferite narcisistiche e per le sue frustrazioni sociali economiche e politiche». Vero. A noi svelare la malattia, imporne la cura e evitare il contagio.

                   Fiamma Nirenstein

domenica 25 gennaio 2009

VERRI PRESENTA LA SUA LISTA. INIZIA L'AVVENTURA


Si parte verso la conquista del Castello. Davide Verri ha presentato la Lista civica che porta il suo nome e che lo accompagnerà in questa avventura entusiasmante. Noi, come ho già avuto occasione di sottolineare, faremo la nostra parte, insieme alla Lega e a tutti quelli che ci vorranno stare. Qui è il ballo non solo la vittoria - per quanto importante - alle elezioni amministrative provinciali, ma la possibilità di trasformare il modo stesso di concepire e di vivere la politica sul nostro territorio. Ce la possiamo fare. Ce la faremo!

sabato 24 gennaio 2009

LA LUCIDA FOLLIA DEL SENATORE


Muoia Sansone con tutti i filistei!

E’ la strategia, folle e disperata, nella sua aberrante lucidità, che il Senatore Balboni e i suoi fedeli servitori stanno approntando sul territorio in vista delle prossime elezioni amministrative. Peccato però che, in questa occasione, i Filistei non siano i nemici ma i suoi potenziali alleati.

Una strategia a largo raggio, finalizzata a perdere le elezioni anche e soprattutto laddove vi sia la possibilità di vincerle.

La candidatura di Mauro Malaguti alla Presidenza della Provincia va palesemente in questa direzione. Come quella annunciata di Giovanna Mestieri a Bondeno, alla quale si sta lavorando con il deliberato proposito di spaccare il Centrodestra per impedire che si presenti unito ad un appuntamento elettorale difficile e impegnativo come quello di giugno. Per non parlare di S.Agostino, dove gli emissari di AN stanno alacremente lavorando per allestire una lista civica di disturbo che impedisca alla lista che fa riferimento al Sindaco uscente Claudia Balboni di riconquistare il Comune e che rischia nei fatti di decretare il successo di una Sinistra debole ma probabilmente unita. E per finire (per ora) Poggio Renatico, dove ancora AN ha candidato Rodolfo Sani, sostenuto da una lista civico-politica che si richiama al Pdl, alternativa a quella “storica” dell’ex sindaco Garuti, che l’attuale sindaco di Centrosinistra Pavani ha salutato con grande favore perché gli consentirà, con ogni probabilità, di riconfermare la coalizione ulivista da lui rappresentata per altri cinque anni alla guida del Comune.

Mi fermo qui, ma potrei continuare.

Si tratta in tutta evidenza di scelte destabilizzanti, autolesioniste, politicamente incomprensibili, se non nell’ottica di un Partito allo sbando e prossimo allo scioglimento, la cui unica preoccupazione appare oggi quella di vincere la sfida con Forza Italia per il controllo del PDL locale.

E che l’ignavia di Forza Italia, paralizzata dalle sue incertezze, dalle sue paure e dalla sua sconcertante sudditanza psicologica, rischia di coronare di successo.

A raccontarle fuori, queste cose, nessuno ci crede. Eppure accadono, come i fatti di questi giorni stanno a testimoniare.

Se per l’ennesima volta il Partito Democratico e i suoi alleati faranno man bassa sull’intero territorio provinciale di Sindaci e consiglieri comunali, sapremo come sempre chi ringraziare!

domenica 18 gennaio 2009

IL CUORE OLTRE L'OSTACOLO


Davide Verri, sindaco di Bondeno, consigliere provinciale, candidato alla Presidenza della Provincia di Ferrara

Ci sono momenti, nella vita di un uomo, in cui bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo ed accettare, senza se e senza ma, le sfide che il destino ci pone davanti. Per Davide Verri il tempo presente è uno di quei momenti. Dopo dieci anni di governo locale in quel di Bondeno, oggi gli si offre l’opportunità, con la candidatura a Presidente della Provincia di Ferrara, di coronare un percorso amministrativo coraggioso ed onesto, per molti aspetti imprevisto ed entusiasmante, che l’ha visto gestire nel migliore dei modi, con il silenzio e l’operosità fattiva che si addice ad un buon padre di famiglia, un Comune storicamente di sinistra come quello matildeo.

La sua indipendenza, la sua correttezza nei rapporti umani ed istituzionali, la sua autonomia dalle vecchie logiche partitocratiche, tutte fondate sui rapporti di forza, sul “do ut des”, sulla ricerca di visibilità e sul ricatto morale, lungi dal favorirlo l’hanno paradossalmente ostacolato, già dentro il suo partito, nella corsa verso una candidatura che, agli occhi dei più, appariva così ovvia e naturale da risultare persino scontata. E invece no, è stata più dura del previsto.

Ma la gente ha capito. Lo si è respirato nell’aria, nelle parole prima sommesse e poi, un po’ per volta, più forti e convinte, dei molti che si sono avvicinati in queste settimane. Dagli occhi limpidi e indignati dei ferraresi, di ogni età e colore, stanchi di assistere ai soliti balletti, ad un gioco delle parti che non inganna più nessuno, alle parole vuote di chi pontifica chiuso nella sua torre d’avorio, così lontano da una realtà che non è più in grado di leggere e di interpretare se non attraverso il prisma distorto della propria arroganza e dei propri risentimenti.

E questo ha rappresentato, per Davide come per tutti quelli che, insieme a lui, hanno deciso di mettersi in gioco accettando questa sfida difficile e dagli esiti incerti, un motivo in più per andare avanti, nella convinzione della bontà di un’ idea, di un progetto, financo di un “sogno”, se volete, di forte e radicale rinnovamento.

La candidatura di Verri - piaccia o non piaccia - rappresenta l’unica vera novità in un panorama politico locale asfittico e mortificante. Riaccende speranze che erano sopite. Restituisce la voglia di credere nella possibilità di cambiare, per offrire a questo territorio la dignità e il decoro che decenni di malgoverno gli avevano ingiustamente sottratto. Ripropone il gusto e la passione per il bene comune, la certezza di poter tornare, dopo i lunghi anni dell’ipocrisia, a fidarsi gli uni degli altri. Delinea un orizzonte, dove finalmente saranno il merito e non la piaggeria, la coerenza e non il servilismo vile e meschino, a fare la differenza.

Vi sembra poco?

sabato 17 gennaio 2009

LA FINTA RIFORMA DEL 5 IN CONDOTTA


Il comunicato stampa con il quale si annuncia sul sito del Ministero della Pubblica Istruzione l’emanazione del DM n. 5 del 16 gennaio 2009 annuncia con toni solenni: “D’ora in avanti chi prenderà meno di 6 in condotta sarà bocciato”.

Sembrerebbe una rivoluzione copernicana, per una scuola che negli ultimi decenni ha fatto del lassismo e della resa davanti all’arroganza e alla maleducazione di tanti studenti i suoi fiori all’occhiello. Peccato si tratti di una prova muscolare che alla resa dei conti non sortirà alcun effetto di sostanza.

Basta andarsi a leggere con un minimo di attenzione il Decreto per capire che negli Istituti di ogni ordine e grado, per dirla con il Principe Tomasi di Lampedusa, “tutto cambia perché tutto resti come prima”.

Il richiamo che il Decreto fa allo “Statuto delle studentesse e degli studenti”, così come modificato e integrato dal DPR 21 novembre 2007 n. 235, con particolare riferimento all’art. 9 riguardante le sanzioni disciplinari, non lascia adito a dubbi interpretativi.

In buona sostanza, perché un Consiglio di Classe possa comminare un 5 in pagella ad uno studente è necessario che il Consiglio d’Istituto abbia in precedenza provveduto ad irrogargli una sanzione che comporti quantomeno “l’allontanamento temporaneo dalla comunità scolastica per periodi superiori a quindici giorni” (art. 4 DM n.5 comma 1 e comma 2 lett.A). E questo può avvenire soltanto nell’eventualità in cui suddetto studente abbia commesso “reati che violino la dignità e il rispetto della persona umana (ad es. violenza privata, minaccia, percosse, ingiurie, reati di natura sessuale, etc.), oppure che vi sia una concreta situazione di pericolo per l’incolumità delle persone (ad es. incendio o allagamento)” (art. 4 comma 9 “Statuto delle studentesse e degli studenti”).

Sempre che, ovviamente, successivamente all’irrogazione delle sanzioni lo studente “non abbia dimostrato apprezzabili e concreti cambiamenti del comportamento, tali da evidenziare un sufficiente livello di miglioramento nel suo percorso di crescita e di maturazione” (art. 4 DM n.5 comma 2, lett.B).

Fuor di metafora, neppure aver picchiato un insegnante, aver stuprato una compagna di classe o aver incendiato o allagato la scuola potrà di per sé comportare l’automatica attribuzione da parte del Consiglio di Classe di un 5 in condotta allo studente che ha commesso tali reati.

Sono pronto a scommettere che a nessun alunno della Provincia di Ferrara verrà comminato un 5 in condotta in occasione degli imminenti scrutini del primo quadrimestre.

Ad ulteriore riprova del fatto che, ancora una volta, la montagna ha partorito il classico topolino.

Verrebbe proprio voglia di dire ai soloni del Ministero: “…ma lasciateci lavorare!!

domenica 11 gennaio 2009

L'ITALIA E' FINITA, ECCO QUEL CHE RESTA


Verrebbe voglia di dire: ridateci i vecchi partiti. Non soltanto quelli di recente formazione e repentina sparizione, ma quelli storici, della prima Repubblica per capirci. Al netto di tutti i difetti, ci offrivano almeno la consolazione, se così possiamo esprimerci, di riconoscerci in qualcosa che, per quanto imperfetta e discutibile, era pur sempre una casa politica, magari una capanna, comunque un rifugio. E adesso? Adesso siamo esposti alle interperie. Sotto la retorica del nuovo c'è il vuoto. E la politica mostra la sua impotenza di fronte a tutti i poteri che la ricattano, la tengono sotto schiaffo, la soggiogano con le loro proterve richieste. Dopo quindici anni dalla decomposizione del sistema dei partiti tradizionali, il cambiamnto non si vede ancora. Si dice, e talvolta fingiamo di chiederci, che il bipolarismo è una grande conquista e dimostra la vitalità della nostra democrazia nel rinnovarsi. Ma quando mai?
Auto-ingannandoci siamo perfino in grado di credere alle fandonie che ci raccontiamo tanto per tener quiete le nostre coscienze. Così abbiamo dato vita a cartelli elettorali che chiamiamo partiti, i quali a tutto assomigliano tranne che a quelle vecchie, care  ed ingiallite formazioni politiche le cui classi dirigenti, se non altro, venivano selezionate quasi sempre attraverso la partecipazione popolare. 
Se volgiamo lo sguardo verso sinistra lo spettacolo è osceno. Il Partito Democratico non è neppure la parodia di quel che prometteva di essere. Ha un leader indeciso a tutto e di ogni cosa inconsapevole, al punto che i giornali gli raccontano il giorno dopo quel che accade in casa sua. Tutti si erano accorti che Napoli era divenuta politicamente una fogna a cielo aperto, ma non Veltroni che giocherellava con le sue fantasie spacciandole per "bella politica". A tacer dell'inconsistenza del progetto innovatore che avrebbe dovuto trasformare l'Italia. In poco meno di un anno il Pd ha perso dieci punti percentuali, regalati quasi tutti al sodale Antonio Di Pietro, non si sa perchè "apparentato" elettoralmente tanto per fargli guadagnare una quarantina di seggi in Parlamento. Ma Veltroni  è un genio della politica e non lo si può discutere.
Sull'altra sponda si dice che si stia formando il PdL, creatura berlusconiana dall'incerto avvenire a dire la verità, visto che non uno straccio di discussione ha accompagnato la costruzione di questo soggetto le cui ambizioni sono ignote perfino ai dirigenti più autorevoli ed è come un segreto esoterico custodito nelle mani di pochi eletti designati dal Cavaliere. Che cosa ne sarà di Forza Italia dopo la mega kermesse che incoronerà Berlusconi leader indiscusso del PdL, senza nessun inutile e fastidioso rito democratico come una votazione a scrutinio segreto, per esempio? E cher esterà di An, della sua storia tutt'altro che irrilevante, della sua cultura, della sua presenza intrecciata alle vicende del dopoguerra? Non è dato saperlo. Così come non sappiamo in che modo verranno costruite le classi dirigenti centrali e periferiche del nuovo partito. Le perplessità che in An si vanno manifestando denotano inquietudini che non sarà facile tenere a bada. E più d'uno osserva che se il Pd è nato da una "fusione a freddo", il PdL potrebbe formarsi al buio. Con quali prospettive è fin troppo facile intuirlo.
Prendiamone atto una volta per tutte: in Italia il bipolarismo poteva attecchire soltanto se le vecchie bandiere fossero state ammainate in nome di nuovi e più generosi progetti. Invece, dietro le nuove sigle hanno continuato a prosperare le vecchie idiosincrasie. A sinistra si fanno la guerra post-comunisti e post-democristiani, con l'aggiunta di residui di altri partiti fatti e disfatti in una notte. A destra si litiga, come un tempo, su quanti ministri a me e quanti a te, mentre si sta facendo addirittura il partito unico. Ed ognuno dei soggetti interessati rivendica la sua quota, proprio come quando imperava il manuale Cencelli (peraltro mai abrogato).
Cosa dobbiamo attenderci? L'interrogativo è disperante perchè non si sa dare una risposta. Prezzolini direbbe: l'Italia è finita, ecco quel che resta. 
                                                                                                       Gennaro Malgieri
tratto dal quotidiano Libero

sabato 3 gennaio 2009

UN 2009 A TUTTA DESTRA

 
La lettera inaugurale del Segretario Nazionale

E' stato durissimo il 2008 che spira. Sarà stato per la coincidenza bisestile, ma non è stato un anno fortunato per noi. Abbiamo dovuto affrontare prove durissime, si pensi alle elezioni politiche anticipate, alle regionali anch’esse anticipate in Abruzzo. E per un partito appena nato non era facile. Ma è stato anche l’anno del Congresso, in cui ci siamo voluti presentare come l’unica forza politica capace di parlare ancora di etica. Gli altri hanno in testa solo il chiodo fisso del potere. Noi no.

Il 2009 dovrà essere il nostro anno, e con questo auspicio rivolgo il mio augurio personale alla comunità che si ritrova attorno alle bandiere de La Destra, ai nostri indisciplinati bloggers del sito che porta il mio nome, ai dirigenti, ai militanti, ai simpatizzanti, agli elettori, a quanti riceveranno questa mia semplicemente perché abbiamo un indirizzo email a cui scriviamo e che siamo pronti a cancellare se ce ne verrà fatta richiesta.

Auguri anche a chi ha preferito altri lidi, perché la strada che abbiamo scelto si rivela troppo impervia per palati fini, poco abituati a lottare e a pazientare in attesa del tempo che verrà. Una strada dura, ma bella, che ci fa sentire degni di vivere. Auguri, dunque, anche a Daniela Santanchè, che tutti davano a un passo dal governo e che ha dovuto anche lei amaramente accorgersi di quante bugie sono capaci i signori che stanno alla guida di questo nostro Paese. Chissà se oggi si rende conto che valeva la pena di restare di qua, soffrire un po’ con noi per gioire domani. Ma non dobbiamo avere rancore, al massimo un po’ di dispiacere augurandoci che il tempo saprà lenire le ferite. Anche perché proprio l’Abruzzo ha dimostrato che ci ci tradisce non viene eletto altrove…. Ma auguri soprattutto a tutti noi, a questa nostra gente con la pelle dura e tanto orgogliosa di continuare a essere di destra.

Noi ricominciamo dal 24 gennaio, con la manifestazione di Napoli, i cui dettagli sono curati da Aldo Traccheggiani, responsabile dell’organizzazione (aldotrac@tiscali.it) e da Livio Proietti (prolivio@vodafone.it), responsabile amministrativo, insieme ai dirigenti regionali e provinciali del Movimento delle varie zone d’Italia.

Sarà una manifestazione, la nostra prima manifestazione, che abbiamo deciso di svolgere a Napoli, perché è l’emblema di una politica corrotta che rovina l’Italia a partire dalle zone più infestate dalla criminalità e dall’affarismo, in un intreccio orribile che va spazzato via, in cui sono tristemente coinvolti esponenti di entrambi i poli.

Sarà una manifestazione per presentare La Destra contro tutte le caste, capeggiate da Berlusconi e Veltroni, che hanno tolto rappresentanza reale agli interessi degli italiani. Sarà la manifestazione che preparerà il terreno alla grande affermazione che dobbiamo ottenere alle elezioni Europee: si voterà col proporzionale, non ci sarà l’attrazione del maggioritario, tutto dipendenderà solo dalla nostra capacità di esserci, con le liste e con le firme che raccoglieremo, per un continente rispettoso della nostra identità cristiana, deciso ad affermare i diritti sociali, stufo di cinesismi e turchismi che già minacciano la nostra vita.

Sarà la manifestazione con cui proporremo al popolo dell’astensione di ritrovarsi in una casa abitata da chi ha scelto di rinunciare ai privilegi di casta, per battersi per i diritti di cittadinanza della nostra gente; è l’appello che lanciamo anche a chi si ostina a non capire che La Destra può essere il contenitore ideale per chi ha scelto di essere altro rispetto al PdL e ai resti di quella che fu An. Ci sarà tempo per litigare, ora è il tempo di unire le forze attorno a un simbolo che può essere la bandiera di tutti. A prescindere da chi deve o vuole fare il parlamentare europeo. E’ il futuro che dobbiamo costruire e non le nostre fortune personali.

Dal 24 gennaio, dunque, si riparte: sarà il nostro Capodanno politico, che dovrà portarci all’appuntamento del 6 e 7 giugno con l’Europa. A giorni daremo anche notizia, quattrini permettendo, delle iniziative di comunicazione libera e locale che vogliamo affrontare nelle varie regioni d’Italia, per dare spazio alle idee di cui siamo portatori. Insomma, a Veltrusconi dispiacendo, non vogliamo farci cogliere impreparati. E tutti vedranno, capiranno, scopriranno che La Destra c’è.

Buon anno a tutti, con grande affetto                                                                                                                   Francesco Storace