sabato 9 maggio 2009

IN CASTELLO, CON LA SCHIENA DRITTA


Cari amici, cittadini di Ferrara,

qualcuno, nelle lunghe settimane  che hanno preceduto la campagna elettorale vera e propria, che si apre oggi, ha fatto di tutto e di più, per impedirci di essere presenti oggi su questa piazza.

Chi ha seguito le vicende della politica ferrarese sui quotidiani locali avrà potuto rendersene conto. Hanno cercato di distruggerci, di annientarci, di denigrarci, di offendere la nostra dignità e il nostro onore. Ci hanno ingannati, traditi, umiliati. Cento volte, in quei giorni, siamo caduti, cento volte ci siamo rialzati e abbiamo ripreso il cammino.

Nei giorni più difficili, quando tutto sembrava perduto, quando il tempo stringeva, quando sembrava che il traguardo, anziché avvicinarsi, si allontanasse, qualcuno di noi, a partire dal sottoscritto, ha pensato che forse tutto era vano, che gli sforzi, l’entusiasmo, l’impegno che avevamo profuso in questi due anni di lavoro sul territorio, paziente, cocciuto, testardo, fossero destinati a perdersi nel nulla, soffocati dalla valanga di inganni e di tranelli che sono stati nessi in atto per tagliarci le gambe ed impedirci in ogni modo di presentarci a queste elezioni amministrative. Ebbene oggi io, l’amico Alberto Ferretti, Sergio Baroni, Massimiliano Guerzoni, Marco Loberti, che è candidato a Sindaco di Bondeno e gli altri amici che con me hanno affrontato questa lunga traversata nel deserto, possiamo dirvi con assoluta certezza che La Destra di Ferrara è in piedi, che non ci siamo arresi, che accettiamo la sfida che ci è stata lanciata a mani nude, con i nostri pochi mezzi a disposizione, con risorse economiche pressoché nulle, ma con la ferma convinzione di poter contare sul cuore e sull’anima di una comunità umana che non si arrende, perché è forte delle sue idee, dei suoi valori, dei suoi ideali, dell’amore infinito per questa città e per questa provincia, per la nostra gente, a qualunque credo politico essa appartenga.

Nell’ultimo anno, ho rappresentato la Destra in Consiglio Provinciale. Ho cercato di creare le condizioni perché questo Partito potesse divenire un interlocutore politico credibile e riconosciuto come tale e devo dire, senza falsa modestia, di esserci riuscito. Per mesi, abbiamo pazientemente tessuto il filo dei rapporti, con tutte le forze politiche presenti sul territorio, di maggioranza come di opposizione. Abbiamo ottenuto una buona visibilità sui giornali, abbiamo dimostrato con i fatti e non solo a parole, di essere un movimento politico di idee, di proposte, che ha fatto della filosofia del fare e non del dire il suo punto di forza e di orgoglio. Di non essere, come altri in queste ultime settimane hanno voluto dipingerci, un Partito di nostalgici. Che la Destra ferrarese – come ho già avuto occasione di ripetere in  altri contesti – non è e non vuole essere un santino da appendere al muro sotto una lampada votiva, ma ha l’ambizione di rappresentare , qui come altrove, l’Italia che non piega la schiena davanti all’arroganza del potere, l’Italia che non ha padroni né padrini, quell’Italia che ama a tal punto la democrazia e la libertà da sapersi ancora indignare davanti a chi quella democrazia e quella libertà ha calpestato e mortificato, sull’altare dei suoi sporchi e loschi traffici particolari.

Qui a Ferrara e in Provincia, cari amici, la sfida è aperta, apertissima e ce la possiamo giocare sino in fondo.

Da un lato, abbiamo una Sinistra in affanno. Il Partito Democratico arriva a queste consultazioni elettorali con il fiato corto. Sateriale e Dall’Acqua, dopo dieci anni di governo locale, lasciano in eredità a questa Città e alla sua Provincia un’economia in ginocchio e un’esperienza amministrativa fallimentare, vissuta senza entusiasmo e senza passione.

E questo - ci tengo a sottolinearlo - nonostante l’apparato burocratico amministrativo comunale e provinciale registri spesso vere e proprie punte di eccellenza. Consentitemi a questo proposito di ringraziare pubblicamente il Segretario Generale del Comune Dr. Finardi, il Dr. Tortora e tutti i dipendenti loro collaboratori per la grande disponibilità dimostrata e per l’ammirevole dedizione e impegno con il quale fanno il loro delicato mestiere. L’abbiamo toccato con mano questa mattina e mi sembrava doveroso ribadirlo questa sera, in questa piazza.

Una classe politica – dicevo – non all’altezza della situazione. Tanto che la candidata del centrosinistra alla Presidenza della Provincia, Marcella Zappaterra, si vede costretta a chiedere il voto ai cittadini ferraresi con l’infelice slogan “cambiamo la Provincia”, ammettendo implicitamente che quello che lei è i suoi amici hanno combinato in questi lunghi anni di gestione rappresenta qualcosa di cui vergognarsi, piuttosto che qualcosa di cui andare fieri.

Dall’altra parte, abbiamo un Popolo della Libertà che ha dato negli ultimi mesi sui giornali il  peggiore degli spettacoli possibili. Dilaniato da faide interne, avvitato su di sé in una guerra per bande che è tutt’ora in corso e di cui forse solo fra qualche tempo conosceremo il vincitore e lo sconfitto. Ancora in questi giorni, sui giornali, la nomenklatura di quel Partito rappresenta se stessa riferendosi a movimenti politici, come Forza Italia e Alleanza Nazionale, che non esistono più se non nella logica dei rapporti di forza sui quali è stata costruita e ancora si regge quest’accozzaglia indigesta denominata PDL, guidata qui a Ferrara dal Senatore Alberto Balboni.

Io, cari amici, oggi mi candido a diventare Presidente di questa Provincia. Lo faccio al termine di un percorso politico che non per nostra responsabilità ha deviato, ad un certo punto, dal suo tragitto iniziale.

Come saprete, avevamo messo al servizio del Progetto politico di Davide Verri, che si presenta in Provincia con una sua lista civica, il nostro entusiasmo, il nostro disinteressato sostegno, la nostra disponibilità. Avevamo creduto nella premessa da cui partiva la sua sfida al PDL, che era quella di “includere, anziché escludere”, come scrisse nella sua lettera aperta al Senatore Balboni di qualche mese fa. Ci eravamo insomma illusi che quella prospettiva rappresentasse la grande novità di questa campagna politica. Poi  sono incominciati i ricatti, le pregiudiziali nei nostri confronti. Prima da parte della Lista civica di Alleanza per Ferrara, capeggiata da Neda Barbieri,  quindi da parte della Lega Nord, il Partito che ha fatto del centralismo romano il suo fiore all’occhiello, visto che sembra sia bastata una telefonata da Roma di un deputato leghista per imporre al segretario provinciale Cavicchi scelte politiche decise nei salotti buoni di Montecitorio e di Palazzo Madama anziché a Ferrara, di totale chiusura nei nostri confronti.

In questa vicenda abbiamo dimostrato pazienza, senso di responsabilità, disponibilità a fare ben più di un passo indietro. Ma quando Verri ha ufficialmente rifiutato il nostro appoggio, venendo meno ad un patto certo non scritto, ma siglato da mesi con una stretta di mano che per noi di Destra conta ben più di un pezzo di carta firmato davanti al notaio; allora abbiamo capito che era il momento di  imboccare un’altra strada, quella dell’orgoglio, della bandiera, della dignità di una comunità che non ha nulla di cui vergognarsi, nulla di cui chiedere scusa o da farsi perdonare, forte com’è dei suoi principi, che sono quelli sanciti nel nostro Statuto nazionale e che fanno della Destra il Partito degli Italiani, una forza saldamente radicata  nella Tradizione, che guarda verso il futuro e che fa dell’identità nazionale e della dottrina sociale della Chiesa i suoi pilastri e i suoi ideali punti di riferimento.

Ma la battaglia più entusiasmante, cari amici, sarà quella contro il PDL e il suo “campione”, si fa per dire, Mauro Malaguti, candidato anch’egli alla Presidenza della Provincia. Davide contro Golia, mi verrebbe da dire. Non solo per le nostre rispettive conformazioni fisiche, ma anche per la sproporzione delle forze in campo, economiche, soprattutto. Malaguti ha tappezzato l’intera Provincia con il suo faccione e, ne siamo certi, continuerà a farlo. Ettari di Foresta Amazzonica gettati al vento. Ebbene, noi questo sfacciato sfoggio di opulenza, alla faccia di chi non arriva alla fine del mese, non ce lo possiamo permettere e non vi faremmo ricorso anche se ne avessimo la possibilità. Però non abbiamo paura, perché siamo forti delle nostre buone ragioni.

Dal signor Malaguti, cari amici, mi separa tutto. Lui, come ha ripetuto più volte e come ribadisce nel suo blog, dice di essere un “uomo di partito”. Io, al contrario, sono un “uomo libero, iscritto ad un partito”. Lui ha un padrone a cui deve le sue fortune politiche e a cui è tenuto ad obbedire. Io al contrario obbedisco soltanto alla mia coscienza e di questo me ne faccio un vanto. Lui ha rinnegato il suo passato per ragioni di convenienza; io non ho nulla da rinnegare perché ho sempre detto a tutti, dentro e fuori del partito, chi sono, da dove vengo, quali sono i miei valori di riferimento, in cosa credo e dove voglio andare. Lui ha dimostrato che la dignità e l’orgoglio sono parole di cui non conosce il significato, avendo accettato, come ha fatto, di farsi candidare e scandidare per ben tre volte senza battere ciglio. Io al contrario ho la dignità di chi sa di rappresentare una comunità di persone che in queste settimane si sono sentite giustamente umiliate e offese e per questo mi hanno chiesto espressamente di spendermi in questa entusiasmante avventura. Lui perderà, perché è stato candidato dal Senatore Balboni apposta per perdere queste elezioni. Io, comunque vada, avrò vinto, perché la nostra presenza oggi su questa piazza è la testimonianza vivente che l’arroganza, la prepotenza, l’intrigo di cui questa gente si nutre giorno dopo giorno non passeranno, finché ci saremo noi ad impedirglielo.

E’ quindi con grande fiducia che affrontiamo il mese che ci attende, certi di meritare quel buon risultato elettorale che la nostra buona coscienza, la coerenza nei comportamenti che abbiamo sempre manifestato e la fede nell’amicizia che ci unisce e che mai verrà meno ci farà ottenere.

Viva Ferrara, viva La Destra ferrarese.

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