LA PROVINCIA CHE VORREI
Programma elettorale del candidato STEFANO GARGIONI,
sostenuto dalla Lista de LA DESTRA
UN MODO NUOVO DI “VIVERE” L’ENTE
La meritocrazia, innanzitutto. In Provincia, come nella Scuola, come in politica. Sarò un inguaribile romantico, ma credo che se non si parte da qui, ogni sforzo rischi di risultare vano. La riorganizzazione dell’Ente Provincia alla quale penso non può che passare attraverso la valorizzazione del merito, un sistema di incentivi e di premi per le eccellenze, accompagnato da un meccanismo di disincentivi per chi non si impegna e non rende come potrebbe e dovrebbe. Senza sconti, senza guardare in faccia a nessuno, senza trattamenti di favore per questo o per quello. Solo così credo che si possa ottenere il rispetto dei tanti dipendenti pubblici che in Provincia come altrove sentono spesso mortificato il loro ruolo e misconosciuti il loro impegno e le loro capacità.
SCUOLA
Comincio col parlare di Scuola. Perché di mestiere faccio l’insegnante e perché credo, proprio per questo, che “in-segnare”, cioè “lasciare un segno dentro” alla coscienza dei miei studenti, per farne dei cittadini consapevoli, sia la più bella delle avventure che possa capitare ad una persona. Credo dunque che di qui si debba partire, per costruire una comunità - e quella provinciale non fa eccezione - in cui i valori dell’onestà intellettuale, della lealtà, del rispetto reciproco, della correttezza nei rapporti, della fedeltà alla parola data, dell’impegno per il bene comune, possano prendere il sopravvento e imporsi come prassi quotidiana.
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Negli ultimi anni la Provincia si è vista trasferire, nell’ambito della logica federalista verso la quale ci si è indirizzati, pur con tutte le incertezze del caso, a partire dalla metà degli anni ’90, numerose competenze in materia di Scuola.
Se un tempo si occupava quasi esclusivamente di edilizia scolastica, limitatamente agli edifici che ospitano gli Istituti secondari superiori, oggi è responsabile anche del coordinamento dell’intera rete scolastica presente sul territorio e quindi di funzioni che incidono in modo significativo sulle scelte di vita di migliaia e migliaia di docenti, non docenti, alunni e genitori che a diverso titolo si rapportano alla pubblica istruzione nelle sue diverse sfaccettature. A questo proposito è ancora fresca in me la memoria dell’approvazione, avvenuta circa sei mesi fa, del nuovo Piano dell’Offerta Formativa, approvato a tambur battente dopo una discussione in commissione e in aula in cui non vi fu tempo, per chi l’avesse voluto fare, di ragionare sulle fragilità e sugli esiti incerti di quelle proposte, alcune delle quali, alla luce dei fatti, sono poi risultate fallimentari. Accorpamenti di Istituti con una storia pluridecennale alle spalle, che vedranno così tramontare un marchio che in alcuni casi rappresentava un elemento di garanzia circa la qualità dei percorsi scolastici e dei curricola in essi presenti; accorpamenti di altri Istituti decisi in base a criteri incoerenti e difficilmente decifrabili; tagli di indirizzi e di classi ai Licei nel tentativo di far nascere un quarto Polo Liceale di cui, in una realtà territoriale caratterizzata dall’ affannosa ricerca di professionalità qualificate e di maestranze, non si sentiva proprio la necessità. Il tutto senza un effettivo coinvolgimento di chi la scuola la vive quotidianamente sulla propria pelle, a partire dai docenti e dalle famiglie degli alunni. Il mio impegno sarà, qualora dovessi essere eletto, quello di rivoluzionare il modo di “fare scuola” da parte dell’Amministrazione provinciale. Proprio a partire dai Piani di dimensionamento dell’offerta formativa, che dovranno vedere il fattivo coinvolgimento, attraverso un tavolo di confronto permanente, di tutti i soggetti pubblici e privati che a diverso titolo vivono sulla loro pelle le scelte che si vanno a fare, a partire dagli studenti delle scuole medie superiori. Mi adopererò inoltre per promuovere un orientamento mirato verso l’istruzione tecnica e professionale, affinché si determini il necessario riequilibrio tra le scelte delle famiglie e le necessità del mercato del lavoro.
Quanto all’edilizia scolastica, dopo i recenti fatti dell’Abruzzo credo vada prestata una particolare attenzione ai controlli circa le caratteristiche antisismiche degli edifici.
Un altro problema, che dovrà essere affrontato con la massima urgenza, alla luce dei tagli di personale e di classi che il Ministero, attraverso l’Ufficio Scolastico Provinciale, sta effettuando in queste settimane e che costringe le Scuole ad approntare classi sempre più numerose (fino a 28-30 alunni e oltre!), sarà quello di una seria mappatura degli spazi disponibili che vengono utilizzati come aule scolastiche, perché non venga negata ai giovani quella garanzia di sicurezza e di salubrità degli ambienti che dalla legge 626 del ’94 in poi rappresenta un presupposto imprescindibile.
FORMAZIONE PROFESSIONALE
Dopo i lunghi anni delle vacche grasse, durante i quali la Formazione Professionale ha avuto a disposizione fiumi di denaro, il più delle volte sperperati senza costrutto o stornati su iniziative, corsi formativi e progetti vari privi di un’effettiva ricaduta in termini occupazionali, è arrivato il periodo delle vacche magre. Fuor di metafora, i fondi che arrivano dalla Regione sono drasticamente diminuiti, per cui oggi si presenta la necessità di dover amministrare le poche risorse disponibili con quell’oculatezza che nel passato, anche per motivi squisitamente clientelari, non è mai stata usata. La Formazione Professionale, a mio avviso, deve pensarsi sempre più come l’occasione per uno sviluppo non settoriale delle diverse realtà private, pubbliche e imprenditoriali. In particolare con riferimento ai rapporti con la scuola e con il mondo del lavoro. Le esperienze “integrate” di formazione-istruzione professionale, sperimentate in questi ultimi anni in vari Istituti Professionali tra i quali l’”Einaudi”, nel quale presto servizio, hanno dato risultati non sempre soddisfacenti. Il sostanziale fallimento, ad esempio, dei vari Percorsi OFI (Offerta Formativa Integrata) impongono un ripensamento completo del modo con il quale i CFP (Centri di Formazione Professionale) dovranno in futuro rapportarsi con le Scuole, dei ruolo negli Istituti dei formatori, della capacità dei corsi di poter assicurare in concreto quel “quid” in più in termini di esperienza professionalizzante di cui gli studenti hanno certamente bisogno.
Quando al rapporto con il mondo del lavoro, si impone un migliore coordinamento dei CFP con i Centri per l’Impiego gestiti dalla Provincia, che da oltre dieci anni hanno ereditato il ruolo e le funzioni dei vecchi uffici di collocamento e nei quali la politica attiva del lavoro, anche attraverso l’attivazione di corsi di formazione per lavoratori e datori di lavoro, gioca un ruolo fondamentale nel favorire l’incontro tra domanda e offerta e dunque nuove occasioni di impiego.
POLITICHE FINANZIARIE E FEDERALISMO FISCALE
La Provincia che riceverei in eredità dalla passata gestione se dovessi vincere le elezioni, sarebbe un Ente in oggettivo affanno sotto il profilo finanziario. Da anni l’Amministrazione uscente ha puntato sulla massimizzazione delle entrate attraverso l’imposizione delle aliquote più alte possibili sui tributi propri. Di pari passo, ha sistematicamente finanziato i suoi investimenti facendo ricorso a mutui i cui interessi da restituire oggi sono nei fatti una pesante palla al piede. E non si è preoccupata – come avrebbe dovuto fare un buon padre di famiglia – di ridurre la spesa corrente e di attuare una seria politica di lotta agli sprechi. Si trova così in grande difficoltà, a maggior ragione dopo l’entrata in vigore del nuovo Patto di stabilità, che premia gli Enti più virtuosi e che impedisce a chi ne fosse tentato di aumentare ulteriormente la pressione fiscale e la spesa pubblica, che anzi deve essere drasticamente ridotta. Tagliare gli sprechi però si può. Basta la volontà politica di farlo e quella lungimiranza che evidentemente nell’ultima consiliatura, ma anche in quella precedente, è mancata. Penso alla troppe e troppo costose consulenze esterne, a volte addirittura inutili laddove – e spesso accade – l’Ente abbia al suo interno le professionalità per poter affrontare questioni amministrative anche complesse senza doversi rivolgere altrove. Penso alle tante piccole spese superflue, sostenute quotidianamente, che prese singolarmente non destano di per sé particolare preoccupazione, ma che se sommate le une alle altre rappresentano uno storno di risorse incredibile che potrebbe essere indirizzato verso obiettivi più incisivi. Penso infine alle privatizzazioni, di cui se è fatto forse uso con eccessiva prudenza.
Le politiche finanziarie dell’Ente, per gli anni a venire, dovranno necessariamente tenere conto dell’attuazione del federalismo fiscale di cui all’art. 119 della Costituzione Italiana, così come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha profondamente innovato nei suoi contenuti il Titolo V sulle autonomie locali. L’auspicio è che il legislatore, nell’ottica della sussidiarietà verticale che rappresenta l’altro pilastro su cui si regge il nuovo ordinamento istituzionale in materia, voglia dar vita, dopo anni di ingiustificato ritardo, ad un vero “federalismo solidale”, capace di coniugare l’attenzione per le zone più deboli del Paese, nei cui confronti intervenire con fondi perequativi appositamente pensati, con una vera e definitiva autonomia di entrata e di spesa per le Amministrazioni Provinciali e Comunali, in grado di garantire al tempo stesso risparmi di spesa, ottimizzazione dei servizi, responsabilizzazione degli amministratori, controllo dei cittadini.
INFRASTRUTTURE
Quando nel 1995 venni eletto per la prima volta in Consiglio Provinciale, gli argomenti di cui si discettava in tema di infrastrutture erano sostanzialmente quelli di cui si discute oggi. Peccato che da allora siamo ormai trascorsi quattordici anni e di concreto si sia visto poco. I grandi interventi infrastrutturali per la realizzazione dei quali è ormai improcrastinabile pensare ad un percorso di assoluta priorità sono: il completamento della SS 16; quello della Cispadana, fondamentale per la crescita economico-industriale di un territorio altrimenti isolato e privo sostanzialmente di una viabilità commerciale su strada degna di tal nome; una variante alla SS Romea che dalla tangenziale di Ravenna all’altezza di Porto Corsini bypassi lo snodo di Porto Garibaldi e dopo aver incrociato la superstrada Ferrara-Mare si ricongiunga con la Romea veneta, intercettando così il traffico pesante e facendo del vecchio tratto della Romea che fiancheggia i Lidi una “seconda Acciaioli”; e per finire la realizzazione della E55.
Ma accanto alle opere viarie si impone un complessivo cambio di visuale che, anche nell’ottica di un migliore rapporto viabilità-ambiente, ripensi le modalità per il trasporto di persone e merci, attraverso una politica provinciale che privilegi il trasporto su gomma quello su rotaia. In questo senso, l’attuazione del tratto ferroviario Portomaggiore-Dogato e quello che da Codigoro porta ad Adria, unitamente alla prosecuzione della linea che da Ferrara porta a Codigoro verso il mare, fino a Porto Garibaldi, rappresentano interventi strategici di ampio respiro, che se realizzati contribuirebbero in modo determinante al miglioramento della qualità del sistema infrastrutturale provinciale nel suo complesso.
SANITA’
Non c’è dubbio che la vicenda, ancora aperta, del costituendo Ospedale di Cona, agli occhi dei cittadini ferraresi rappresenta un vera e propria “ferita aperta”. L’approssimazione con la quale venne individuato il luogo su cui far sorgere il nosocomio, l’incredibile spreco di risorse a cui si è assistito nel corso degli anni, la sciagurata politica sanitaria che scartò a priori altre possibilità, certamente più consone alla domanda di assistenza medico-chirurgica di cui la Città e la Provincia necessitavano, danno il quadro a tinte fosche di un problema ancora irrisolto sul quale andrebbe scritto un intero capitolo. Questa però non è la sede. Ormai non resta che augurarsi che l’Ospedale venga realizzato nel più breve tempo possibile e che sia operativo quanto prima nei suoi diversi reparti.
Ma la sanità ferrarese non è solo Cona. Essa è fatta anche degli altri Presidi sanitari presenti sul territorio, in difesa dei quali intere comunità locali in anni non lontani hanno combattuto la loro giusta battaglia e che oggi vanno potenziali nelle loro strutture e nei loro servizi, per garantire un’offerta sanitaria sempre più “vicina” al cittadino e al paziente.
E’ poi fatta delle attese interminabili per ottenere le prestazioni medico-specialistiche di cui si ha bisogno, a volte urgenti. E’ fatta di lunghe file agli sportelli, di attese bibliche davanti alla porte dei medici di famiglia per una visita di routine quando non per una semplice ricetta. Di queste problematiche la Provincia deve farsi carico, in funzione di coordinamento e di concerto con i Comuni, eventualmente anche attraverso la creazione di un Comitato paritetico in grado di monitorare “in itinere” l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza sanitaria nei diversi distretti e di intervenire con i necessari correttivi, laddove ve ne fosse la necessità, nel modo più tempestivo possibile.
TURISMO E AMBIENTE
In una realtà territoriale come la nostra, i problemi legati alla tutela dell’ambiente nelle sue diverse bellezze naturalistiche, di cui il Ferrarese è immensamente ricco, non può che procedere di pari passo con una sempre più puntuale promozione dell’offerta turistica complessiva. Il turismo è vita, è riposo, è svago, ma è anche un’importante occasione di valorizzazione della Città, dei Lidi e del Parco del Delta, con l’enorme potenziale indotto che questo può inevitabilmente comportare. Se una cosa è mancata, in questi ultimi anni, è stata proprio quell’attività di serio e continuo coordinamento che la Provincia avrebbe dovuto e potuto svolgere, in raccordo con la Regione e con le diverse realtà comunali, per rendere l’offerta turistica sul territorio più appetibile e più competitiva rispetto a proposte provenienti da zone a noi vicine, ma ben più agguerrite su questo fronte. Si è assistito spesso ad iniziative promozionali magari anche lodevoli e meritorie, ma scollegate l’una all’altra, dove la logica del campanile ha il più delle volte prevalso sull’armonizzazione della proposta, creando i presupposti per quel turismo “mordi e fuggi” di cui a Ferrara si parla da anni e che ancora oggi appare un handicap del quale pare così difficile liberarsi.
Oggi il turista non si accontenta più della semplice visita alla Città d’arte o del soggiorno al mare stile “anni Sessanta”. In quest’ottica il turismo ambientale appare certamente la carta giusta da giocare, anche per il crescente interesse che muove un pubblico sempre più vasto di cittadini italiani e di stranieri. Completare le tante infrastrutture per la realizzazione di percorsi all’aria aperta, correlando questi interventi con l’utilizzo della costituenda idrovia in chiave prevalentemente turistica appare certamente la carta vincente da giocare. L’esperienza che ho vissuto lo scorso anno in Alta Val Pusteria, pur in un contesto completamente diverso, mi conferma nel convincimento che il potenziamento del sistema di piste ciclabili presente sul territorio, abbinato ad una serie di nuove proposte storico-culturali ed enogastronomiche che ad esse si sposino in un necessario e ideale connubio, possa sortire l’effetto sperato.
SICUREZZA
La gente ha paura. Oggi più di ieri. Che questa paura sia suffragata dai fatti e non sia viceversa soltanto il frutto di una suggestione collettiva, lo testimoniamo i tanti fatti di micro e macrocriminalità che anche nella nostra Provincia registrano purtroppo, negli ultimi anni, indici statistici in preoccupante crescita. L’Ente Provincia, ovviamente, non è deputata a farsi carico direttamente delle questioni legate all’ordine pubblico e alla repressione del crimine, ma può e dovrà comunque collaborare domani più di ieri con le forze dell’ordine ad ogni livello e con gli organi dell’Amministrazione diretta periferica dislocati sul territorio, a cominciare naturalmente con la Prefettura, alla quale sarà opportuno suggerire una presenza più capillare dei vari Commissariati nel centri maggiori della nostra Provincia che ne siano ancora sforniti.
La sicurezza di cui invece la Provincia deve farsi carico in prima persona con un senso di responsabilità e un’attenzione tutta particolare che nel passato a volte le ha fatto difetto, è quella sulle strade. Sicurezza e viabilità, infatti, sono un binomio inscindibile. Basta uscire dalla città, per incontrare strade che più si adatterebbero a un vero e proprio “camel trophy” che ad una serena gita domenicale fuori porta e che rappresentano un oggettivo e incombente elemento di pericolo per chi le percorre. Maggiore e sistematica manutenzione della rete viaria, dunque. Da accompagnarsi ad una sollecita e sempre più incisiva attività di prevenzione delle scuole, dalle materne alle superiori. La responsabilizzazione dei giovani in particolare, prossimi alla maturità, potrebbe ridurre drasticamente il tragico fenomeno delle “stragi del sabato sera” che invece, negli ultimi tempi, risulta drammaticamente in aumento. Qualcosa di importante si sta già facendo in questa direzione nelle Scuole come la mia, più sensibili di altre al problema, con il diretto coinvolgimento della Polizia di Stato e dei Vigili Urbani, attraverso l’inserimento di queste attività nei progetti che all’inizio di ogni anno vengono approvati dal Collegio dei Docenti e finanziati a carico del fondo l’Istituto. Ma purtroppo iniziative del genere, estremamente meritorie, vengono lasciate alla buona volontà dei singoli docenti, senza che vi sia da parte della Provincia quella funzione di pungolo e di sollecitazione che possa rendere la cosa patrimonio comune di tutti gli Enti formativi presenti sul territorio. In questo senso intenderò muovermi, qualora dovessi essere eletto.
E per finire, la Protezione Civile. A maggior ragione dopo i recenti allagamenti dovuti alle abbondanti piogge cadute nelle passate settimane, è sempre più sentita l’esigenza di una concertazione tra singoli Comuni, Associazioni di Comuni (alto, medio e basso ferrarese) e Provincia, la quale dovrebbe assumere il ruolo di direzione e di coordinamento, anche promuovendo attraverso apposite convenzioni i necessari accordi con le associazioni di volontariato impegnate nel settore.
SERVIZI SOCIALI
Il ruolo che i servizi sociali sono chiamati a svolgere sul territorio assume con il passare del tempo un’importanza crescente. Storicamente la nostra Provincia si è sempre caratterizzata per un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia. Il progresso della scienza medica ha certamente aiutato la gente a vivere meglio e più a lungo, ma ha altresì prodotto un progressivo invecchiamento della popolazione. Ormai in Provincia di Ferrara per un ragazzo al di sotto del 15 anni ci sono 3 anziani al di sopra dei 65. Questo è un dato che deve far riflettere, non solo in termini culturali ma, nell’immediato, in termini pratici.
Le famiglie, nella loro articolazione, non hanno più nulla a che spartire con le antiche famiglia patriarcali “allargate” nella quali ci si faceva carico comunque dell’anziano, considerato un vero punto di riferimento, per l’esperienza maturata e non piuttosto un peso di cui liberarsi il più presto possibile. Oggi le famiglie mononucleari che popolano il nostro territorio, peraltro sempre più disgregate nella comunanza d’affetti che le unisce e nella continuità del percorso comune di chi le compone, necessitano più che nel passato di un intervento pubblico di sostegno e di supporto. L’anziano però non è un pacco da parcheggiare a tempo più o meno indeterminato in una corsia d’ospedale piuttosto che in una casa di riposo. E ‘ una persona con la sua dignità e che proprio per questo va aiutata a vivere gli ultimi anni della sua esistenza con la consapevolezza di poter essere utile a sé e agli altri. In quest’ottica va ridotta nei limiti del possibili l’ospedalizzazione e potenziati i servizi di assistenza domiciliare. Vanno poi incentivate le “buone prassi” che già esistono nelle nostre Scuole. All’Istituto “Einaudi”, ad esempio, il corso dei Servizi Sociali, attivato ormai da molti anni e frequentato da un numero crescente di studenti, andrebbe valorizzato nel rapporto con la Provincia, affinché siano sempre più numerose e arricchenti le esperienze “sul campo” dei nostri giovani, nel rapporto con il mondo della sofferenza in tutti i suoi aspetti (disabilità, anziani), per un percorso formativo più completo e più formante, anche nella prospettiva di un futuro sbocco professionale.
AGRICOLTURA
Il mondo dell’agricoltura ha storicamente rappresentato per la nostra Provincia un autentico fiore all’occhiello. “Provincia a vocazione agricola”, si diceva un tempo, orograficamente ideale per molti tipi di produzione, dal seminativo al frutteto. Oggi però il mondo dell’agricoltura attraversa un periodo di grave crisi, da cui sembra faccia fatica ad uscire. Lamentandosi con me della cosa, un amico imprenditore sottolineava giorni fa come nella provincia di Ferrara si stia assistendo ad una sorta di “ritorno al latifondo”, con pochi grandi imprenditori agricoli che acquistano fette sempre crescenti di terreno da utilizzare a fini produttivi e piccole e medie imprese, soprattutto a conduzione familiare, sempre più in difficoltà nel sostenere economicamente una concorrenza oggi più spietata di ieri. Se a questo si aggiungono i ritardi con i quali gli agricoltori si vedono rimborsare i danni sopportati in occasione delle calamità naturali (c’è chi sta ancora attendendo rimborsi per calamità che risalgono al 2006!) e la crescente difficoltà nell’accedere ai mutui bancari, si può bene comprendere come la situazione sia tutt’altro che rosea.
E’ dunque necessario potenziare gli interventi a sostegno delle imprese più deboli, anche attraverso lo strumento dell’Agrifidi e valorizzare sempre di più i marchi d.o.c. dei prodotti tipici locali, puntando con rinnovato entusiasmo sulla produzione di qualità.
CONCLUSIONI
Ho chiamato questo Programma elettorale “La Provincia che vorrei”. Una scelta non casuale, perché sono assolutamente convinto che solo chi crede in ciò che dice e chi fa ciò che pensa possa a buon diritto pretendere di gestire un Ente come la Provincia, che ha bisogno di amministratori convinti delle loro buone ragioni e soprattutto onesti. Io sono così, con i miei limiti, di cui sono consapevole, ma con l ‘entusiasmo che mi deriva dalla novità di un’avventura inattesa e comunque entusiasmante, alla quale mi accingo. Non ho l’ambizione di cambiare il mondo e per questo mi sono guardato bene dal presentare un Programma ideologico che, in quanto tale, sarebbe risultato oggettivamente sterile nei suoi presupposti e nei suoi possibili risultati. Ho però l’assoluta convinzione che lavorando con impegno e lealtà le cose, insieme al modo di concepire i rapporti tra le persone e di viverli nel quotidiano di un’esperienza amministrativa come quella provinciale, possano veramente cambiare. Un po’ per volta, com’è gusto che sia.
STEFANO GARGIONI
Candidato alla Presidenza della Provincia di Ferrara per LA DESTRA
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