venerdì 29 maggio 2009

COMIZIO A COMACCHIO..."SE VORRANNO I NOSTRI VOTI, SANNO DOVE TROVARCI. MA SIA CHIARO: VERRI O MALAGUTI, MAI PIU' DA "CLANDESTINI"!"


Cari amici, cittadini di Comacchio,

è con grande piacere che oggi, da questo palco, La Destra lancia la sua sfida in questa campagna elettorale che ci porterà, di qui ad una decina di giorni, all’appuntamento amministrativo ed europeo del 6 e 7 giugno.

A Oriano Rossi e a Roberto Gelli, voglio dire il mio sincero “grazie”! Grazie ragazzi per la vostra amicizia, grazie per la vostra fede, grazie per l’entusiasmo con il quale state affrontando questo difficile impegno, grazie per la passione e per l’amore che avete per la vostra bella Comacchio, nella quale vengo sempre molto volentieri e in cui mi trovo sempre come fossi a casa mia, riscoprendo ogni volta quel clima di accoglienza e di solidarietà che solo chi è di Destra può capire e avere sperimentato.

Qui a Comacchio, cari cittadini, fin da subito, da che abbiamo cioè intrapreso questa nuova esperienza politica e abbiamo messo in piedi a Ferrara il Partito, meno di due anni fa, abbiamo creato una stupenda comunità umana, che sta crescendo giorno dopo giorno e che ci porterà, ne sono certo, ad ottenere un ottimo risultato in occasione delle imminenti elezioni provinciali. Una comunità, peraltro, che non si è mai tirata indietro e che anche in anni lontani ha tenuto alta la bandiera dei nostri ideali, dei nostri valori e delle nostre speranze, contro chi quegli ideali, quei valori e quelle speranze voleva distruggerli e calpestarli.

Qui, grazie alle grandi capacità organizzative di Oriano, di Roberto e dei tanti che insieme a loro si sono sempre dati da fare, siamo riusciti da subito a fare gruppo, a testimoniare con la nostra presenza fisica e con la coerenza dei nostri comportamenti, che La Destra c’è, che La Destra è in piedi e si mette a disposizione di Comacchio e della sua gente, perché altro non chiede e altro non vuole se non questo.

Ma la battaglia per ottenere un buon risultato in occasione delle prossime elezioni amministrative nelle quali mi sono candidato alla Presidenza di questa Provincia, e per le quali siamo oggi qui a chiedere il vostro sostegno, non è fine a se stessa. Rappresenta infatti il trampolino di lancio che ci condurrà, di qui a meno di un anno, ad affrontare  un’altra sfida importante per La Destra: quella per il rinnovo del consiglio comunale di Comacchio e per l’elezione del suo nuovo Sindaco.  E anche lì, se avremo lavorato bene, se avremo fatto prevalere l’amore disinteressato per questo territorio così bello e spesso così trascurato e la nostra voglia di spenderci per esso senza chiedere nulla in cambio, se avremo fatto toccare con mano ai comacchiesi il significato profondo dell’originalità della nostra proposta politica, sono certo che otterremo il riconoscimento che meritiamo, anche in termini di consenso elettorale.

E già adesso possiamo dire che la gente di Comacchio e dei  Lidi, i giovani, gli uomini, le donne, gli anziani che seguono con attenzione le vicende della politica locale, hanno colto l’assoluta novità del nostro messaggio, il nostro essere “fuori dal coro” e si avvicinano sempre più numerosi alla nostra sezione lagunare, alla nostra Federazione provinciale di Ferrara, dimostrando con il loro calore e con il loro affetto che i nostri sacrifici non sono vani.

Chi ha seguito sui giornali le vicende politiche di queste ultime settimane, sa che le hanno provate tutte per impedirci di essere presenti oggi su questa piazza come nelle altre piazze del Ferrarese.

Hanno cercato di distruggerci, di annientarci, di denigrarci, di offendere la nostra dignità e il nostro onore. Ci hanno ingannati, traditi, umiliati. Abbiamo subito ogni forma possibile di ostracismo. Negli ultimi giorni che hanno preceduto la chiusura dei termini per la presentazione delle liste abbiamo sinceramente pensato di non farcela, ma non per questo ci siamo arresi. Ci siamo invece rimboccati le maniche e abbiamo ripreso il cammino perché avevamo un traguardo da raggiungere e volevamo farcela ad ogni costo. Qualcuno probabilmente in cuor suo si augurava che non ce la facessimo e già ci dava per spacciati, ma noi abbiamo dimostrato con i fatti come la nostra comunità sia fatta di gente con gli attributi, che non molla tanto facilmente e che soprattutto vende cara la propria pelle.

E a questo proposito lasciatemi ringraziare in modo particolare Massimiliano Guerzoni, Francesca Rigetti, Francesco Folda, Mirko Farina, Marco Sarti, Sergio Baroni…senza di loro, senza le loro notti in bianco, senza la loro ammirevole abnegazione, oggi io non sarei su questo palco a parlarvi e probabilmente neanche l’amico Alberto Ferretti correrebbe a Sindaco di Ferrara.

Da un anno e mezzo ormai siamo presenti qui a Comacchio e chi ci conosce sa bene che abbiamo lavorato, in particolare in questi ultimi mesi, per unire tutto il centrodestra, per creare le condizioni ideali perché si potesse vincere al primo turno alle elezioni provinciali, dando a questo territorio un Presidente Provinciale di centrodestra e una maggioranza politica alternativa rispetto a quella che ci ha governato ininterrottamente per 64 anni, con i risultati devastanti che sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo lavorato perché finalmente si potesse mandare a casa una Sinistra arrogante e presuntuosa, incarnata in questa occasione da Marcella Zappaterra, sostenuta da tutto il centrosinistra, letteralmente terrorizzato dalla paura di perdere. Una Zappaterra che nella disperata ricerca di riconquistare un consenso che non ha più e che probabilmente ha perso per sempre si vede costretta a chiedere il voto ai cittadini ferraresi con l’infelice slogan “cambiamo la Provincia”, ammettendo implicitamente che quello che lei è i suoi amici hanno combinato in questi lunghi anni di gestione rappresenta qualcosa di cui vergognarsi, piuttosto che qualcosa di cui andare fieri.

La Destra – al contrario – e Roberto e Oriano mi sono buoni testimoni, ha dimostrato, nel lungo periodo che ha preceduto la campagna elettorale vera e propria, un grande senso di responsabilità. E soprattutto ha dimostrato, nei momenti più difficili, che non sono mancati, di saper fare squadra, di rappresentare una comunità umana che da Cento fino a Goro, passando per Bondeno, dove candidiamo a Sindaco l’amico Marco Loberti, che saluto con affetto e che oggi è voluto essere qui con noi, ha un cuore solo, che non è disposto a vendere per nessuna ragione al mondo.

Noi, grazie a Dio, siamo diversi  dal Senatore Balboni, dal signor Giovanni Cavicchi, da Davide Verri, preoccupati soltanto della necessità di piantare quante più bandierine possibili per delimitare il confine dei loro possedimenti, piuttosto che di offrire la concreta speranza di un futuro migliore a questa meravigliosa comunità umana comacchiese.

Nella Destra, a differenza che nel Pdl, o nella Lega Nord, o nell’improvvisata armata brancaleone che sostiene l’ex sindaco di Bondeno, non facciamo a nessuno gli esami del sangue. Ci guardiamo in faccia e ci chiediamo reciprocamente dove vogliamo andare. E su valori e ideali  comuni intraprendiamo il nostro cammino insieme. Non tramiamo nell’ombra. Non  abbiamo due facce e due morali. Non abbiamo due parole. Siamo così, come ci vedete, gente semplice, magari un po’ ingenua, perché non fa e non ha mai fatto della politica un mestiere, magari con qualche manifesto patinato in meno sui muri, perché ha meno soldi da spendere degli altri, ma con  la consapevolezza che se Comacchio oggi ci è vicina è perché crede nella nostra coerenza, nella nostra lealtà, nella nostra capacità di tenere fede agli impegni presi, nella nostra caparbia e ostinata volontà di non arrenderci mai.

E credetemi. Io che mi presento come candidato per La Destra alla Presidenza della Provincia di Ferrara, questa esperienza l’ho vissuta e l’ho pagata fino in fondo sulla mia pelle.

Nell’ultimo anno, come forse saprete, ho rappresentato la Destra in Consiglio Provinciale. Ho cercato sempre di creare le condizioni perché questo Partito potesse divenire un interlocutore politico credibile e riconosciuto come tale e devo dire, senza falsa modestia, di esserci riuscito. Per mesi, ho pazientemente tessuto il filo dei rapporti con tutte le forze politiche presenti sul territorio, di maggioranza come di opposizione. Questo ci ha permesso di avere una buona visibilità sui giornali, di dimostrare con i fatti e non solo a parole, di essere un movimento politico di idee, di proposte, che ha fatto della filosofia del fare e non del dire il suo punto di forza e di orgoglio. Di non essere, come altri in queste ultime settimane hanno voluto dipingerci, un Partito di nostalgici.

Perché noi abbiamo l’ambizione di rappresentare, qui come altrove – e ci dispiace per gli altri che non possono farlo perché non apparirebbero credibili - l’Italia che non piega la schiena davanti all’arroganza del potere, l’Italia che non ha padroni né padrini, che non ha un Senatore Balboni o Consigliere Dragotto davanti ai quali prostrarsi per chiedere favori con il cappello in mano, quell’Italia che ama a tal punto la democrazia e la libertà da sapersi ancora indignare davanti a chi quella democrazia e quella libertà la calpesta e la mortifica ogni giorno.

Come dicevo poco fa, ci sono stati momenti difficili, in cui sono stato letteralmente soffocato da una valanga di inganni e di tranelli, messi in atto ad arte prima dalla signora Neda Barbieri, che guida la lista di Alleanza per Ferrara, una pseudo lista civica infarcita di neo democristiani e di ex comunisti più o meno pentiti che sostiene sul territorio candidati a sindaco che chiedono i voti contro i candidati del centrodestra; poi dalla Lega Nord di Giovanni Cavicchi, che ha imparato molto in fretta l’arte tutta romana della viltà e del tradimento.

Questi personaggi hanno cercato di tagliarci le gambe, per impedirci in ogni modo di poter sostenere alle elezioni Provinciali Davide Verri.

Perché, come saprete, io per primo, e con me il Partito, avevamo messo al servizio del Progetto politico di Davide Verri, che si presentava in Provincia con una sua lista civica, il nostro entusiasmo, il nostro disinteressato sostegno, la nostra disponibilità. Avevo creduto nella premessa da cui partiva la sua sfida al PDL, che era quella di “includere, anziché escludere”, come scrisse nella sua bella lettera aperta al Senatore Balboni di qualche mese fa, che mi commosse profondamente. Mi ero insomma illuso – evidentemente sbagliando - che quella prospettiva rappresentasse la grande novità di questa campagna politica e che soprattutto Verri credesse in quello che diceva e scriveva sul giornali.

Non era così. Due mesi fa sono incominciati i ricatti, le pregiudiziali nei nostri confronti. Ultimo fra i ricatti – come dicevo prima - quello della Lega Nord, il Partito che, alla faccia del tanto proclamato federalismo, ha fatto del centralismo romano il suo credo politico, se è vero che è bastata una telefonata da Roma di un deputato leghista per imporre al segretario provinciale Cavicchi, che ha obbedito come un soldatino impettito, scelte politiche decise nei salotti buoni di Montecitorio e di Palazzo Madama anziché a Ferrara, di totale chiusura nei nostri confronti.

In questa vicenda - credetemi - abbiamo dimostrato una pazienza infinita, senso di responsabilità, disponibilità a fare ben più di un passo indietro. Ma quando Davide Verri ha ufficialmente rifiutato il nostro appoggio, venendo meno ad un patto siglato con me da mesi con una stretta di mano che per noi di Destra conta ben più di qualunque accordo scritto e magari autenticato da un pubblico ufficiale; allora abbiamo capito che era il momento di  imboccare un’altra strada, quella dell’orgoglio, della bandiera, della dignità di una comunità che non ha nulla di cui vergognarsi, nulla di cui chiedere scusa o da farsi perdonare, forte com’è dei suoi principi, che sono quelli sanciti nel nostro Statuto nazionale e che fanno della Destra il Partito degli Italiani, una forza saldamente radicata  nella Tradizione, che guarda verso il futuro e che fa dell’identità nazionale e della dottrina sociale della Chiesa i suoi pilastri e i suoi ideali punti di riferimento.

Ricordavo qualche giorno fa a Bondeno una frase del Vangelo di Marco. Dice: “Se non vi accoglieranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere dai vostri sandali”. Ed è esattamente quello che abbiamo fatto. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ripreso a lavorare, con più lena di prima, per raccogliere le firme in modo da arrivare in tempo a presentare la nostra lista alle Provinciali. E alla fine ci siamo riusciti. E così oggi abbiamo la nostra lista, che vede correre nei due collegi provinciali di Comacchio l’amico Oriano Rossi. Una lista piena di brava gente, di giovani, come lo stesso Folda, come Paolo Montanari ad Argenta, di imprenditori, di donne, di lavoratori autonomi e dipendenti; una lista provinciale che rappresenta fino in fondo i veri bisogni di questo territorio, le sua aspettative, i suoi sogni e che al tempo stesso dà a chi c’è stato, dando la sua disponibilità, la sensazione di sentirsi a casa sua.

Io dunque, cari amici, corro sostenuto dal mio Partito, dalla Destra, da un gruppo di amici fidati,  ma mi incoraggiano anche le attestazioni di  simpatia che in queste settimane mi sta dimostrando tanta brava gente che qui a Comacchio, come nel resto della Provincia, ha capito come sono andate veramente le cose e ci ha promesso il loro sostegno.

La nostra, quindi, sarà una battaglia a 360°, che ci vedrà opposti anche a Mauro Malaguti, candidato del Pdl alla Presidenza della Provincia.

Avrete visto come Malaguti abbia tappezzato l’intera Provincia con i suoi manifesti taroccati, che lo riproducono in una foto scattata almeno dieci anni e dieci chili fa. E questo dà già il metro del personaggio. Ebbene, noi a questo sfacciato sfoggio di opulenza, alla faccia di chi non arriva alla fine del mese, non avremmo mai fatto ricorso anche se avessimo avuto le possibilità economiche per farlo. Per un’elementare questione di buon gusto e perché in questi tempi difficili di grave crisi economica e di recessione, con la gente che fa fatica ad arrivare alla fine del  mese, ci sarebbe apparsa un’inutile provocazione.

Malaguti, ha taroccato anche il simbolo del Pdl, inserendo la scritta “Berlusconi Presidente”, che non compare nel logo approvato un paio di mesi fa in occasione del Congresso di fondazione di quel Partito. L’ha fatto perché evidentemente non si fida di se stesso e del suo messaggio politico e ha bisogno per raccattare qualche voto in più di poter contare sull’effetto trainante del Presidente del Consiglio. Io mi sono ben guardato dal far scrivere sul nostro simbolo “Storace per Gargioni”, o qualcosa del genere, anche se, credetemi, a Roma Storace conosce molto più Gargioni di quanto ad Arcore Berlusconi conosca il sig. Malaguti, di cui ignora persino l’esistenza. Non l’ho fatto perché non ho bisogno di uno specchietto per le allodole. Sono qui con la mia faccia, con le mie idee, con la mia coerenza a chiedere il vostro voto senza paracadute, confidando soltanto sulle mie forze e sulla mia personale credibilità.

Malaguti si definisce “uomo di partito” e almeno in questo dice la verità. Io, al contrario, mi definisco un “uomo libero, iscritto ad un partito”. Lui serve un padrone che ha un nome e un cognome, a cui deve le sue fortune politiche e a cui è tenuto ad obbedire. Io al contrario obbedisco soltanto alla mia coscienza e non devo niente a nessuno perché non ho mai chiesto niente a nessuno. Lui ha rinnegato il suo passato per ragioni di convenienza; io non ho nulla da rinnegare perché ho sempre detto a tutti, dentro e fuori del partito, chi sono, da dove vengo, quali sono i miei valori di riferimento, in cosa credo e dove voglio andare. Lui, con la sceneggiata andata in onda per intere settimane sui giornali locali (mi candido, non mi candido, mi candido, non mi candido…) ha dimostrato che  dignità e orgoglio sono parole di cui non conosce il significato. Io al contrario ho la dignità di chi sa di rappresentare una comunità di persone che in queste settimane si sono sentite giustamente umiliate e offese e per questo mi hanno chiesto espressamente di spendermi in questa entusiasmante avventura. Lui probabilmente perderà, perché purtroppo è stato candidato dal Senatore Balboni apposta per perdere queste elezioni. Io, come ho già detto in tante altre occasioni, comunque vada avrò vinto, perché la nostra presenza oggi su questa piazza è la testimonianza vivente che l’arroganza, la prepotenza, l’intrigo di cui questa gente si nutre giorno dopo giorno non passeranno, finché ci saremo noi ad impedirglielo.

Abbiamo le idee chiare e abbiamo, nei nostri programmi per la Provincia,  proposte altrettanto chiare. Parlano, per quanto mi riguarda, di un modo nuovo di vivere la Provincia, dove la trasparenza, la democrazia e la meritocrazia prevalgono sulle logiche burocratiche, partitocratiche e clientelari su cui il centrosinistra ha costruito da decenni le sue fortune elettorali. Parlano di scuola, di formazione professionale, di una politica finanziaria che punti a ridurre gli sprechi, di un federalismo fiscale compiuto e solidale; parlano di infrastrutture, prima tra tutte la proposta di una variante alla Statale Romea che dalla tangenziale di Ravenna, all’altezza di Porto Corsini, bypassi lo snodo di Porto Garibaldi e dopo aver incrociato la superstrada Ferrara-Mare si ricongiunga con la Romea veneta, intercettando così il traffico pensante e facendo del vecchio tratto della Romea che fiancheggia i Lidi una “seconda Acciaioli”; variante la cui realizzazione è fondamentale per la crescita economico-industriale di tutto il Basso Ferrarese e più in generale dell’intero Paese; parlano di sanità, a partire della necessità di difendere e potenziare i presidi sanitari locali come il San Camillo, per cui tanto si è battuta e continua a battersi l’amica Tiziana Gelli; di turismo e di ambiente, con il completamento del sistema di piste ciclabili che porta verso il mare e l’utilizzo della costituenda idrovia per la promozione del turismo ambientale, di sicurezza sulle strade, di servizi sociali, di agricoltura. Impegni concreti, che essendo noi persone serie realizzeremo sul nostro onore se i cittadini ci daranno il necessario consenso per poterlo fare.

E’ quindi con grande fiducia che affrontiamo le poche settimane che ci rimangono di questa campagna elettorale, certi di meritare quel buon risultato elettorale che la nostra buona coscienza, la coerenza nei comportamenti che abbiamo sempre manifestato e la fede nell’amicizia che ci unisce e che mai verrà meno ci farà ottenere.

Viva Comacchio, viva La Destra di Comacchio ferrarese.

domenica 24 maggio 2009

BONDENO...DUE SETTIMANE ALL'ALBA!


A Bondeno ci attende un risultato molto lusinghiero. Non so quanto, in termini percentuali, ma dopo il primo turno - ne sono certo - ci verranno a cercare. 
Saremo all'improvviso belli, puliti, buoni e presentabilissimi...quando solo poche settimane fa eravamo così brutti, sporchi, cattivi e impresentabili da far sì che rifiutassero il nostro appoggio. 
I damerini del Pdl, della Lega e la "corte dei miracoli" che ruota attorno a Verri hanno fatto male i loro conti. Che si comprino una calcolatrice che funziona...dall'8 di giugno ne avranno un disperato bisogno!


sabato 16 maggio 2009

DI CORSA...VERSO IL TRAGUARDO!!!


E adesso forse qualcuno si starà domandando se ha fatto bene o male a sbatterci la porta in faccia! Troppo tardi...tempo scaduto! Se li vorranno, pagheranno i nostri voti uno per uno...con gli interessi! W LA DESTRA FERRARESE, CHE NON SI PIEGA E CHE NON SI ARRENDE!!!

sabato 9 maggio 2009

IN CASTELLO, CON LA SCHIENA DRITTA


Cari amici, cittadini di Ferrara,

qualcuno, nelle lunghe settimane  che hanno preceduto la campagna elettorale vera e propria, che si apre oggi, ha fatto di tutto e di più, per impedirci di essere presenti oggi su questa piazza.

Chi ha seguito le vicende della politica ferrarese sui quotidiani locali avrà potuto rendersene conto. Hanno cercato di distruggerci, di annientarci, di denigrarci, di offendere la nostra dignità e il nostro onore. Ci hanno ingannati, traditi, umiliati. Cento volte, in quei giorni, siamo caduti, cento volte ci siamo rialzati e abbiamo ripreso il cammino.

Nei giorni più difficili, quando tutto sembrava perduto, quando il tempo stringeva, quando sembrava che il traguardo, anziché avvicinarsi, si allontanasse, qualcuno di noi, a partire dal sottoscritto, ha pensato che forse tutto era vano, che gli sforzi, l’entusiasmo, l’impegno che avevamo profuso in questi due anni di lavoro sul territorio, paziente, cocciuto, testardo, fossero destinati a perdersi nel nulla, soffocati dalla valanga di inganni e di tranelli che sono stati nessi in atto per tagliarci le gambe ed impedirci in ogni modo di presentarci a queste elezioni amministrative. Ebbene oggi io, l’amico Alberto Ferretti, Sergio Baroni, Massimiliano Guerzoni, Marco Loberti, che è candidato a Sindaco di Bondeno e gli altri amici che con me hanno affrontato questa lunga traversata nel deserto, possiamo dirvi con assoluta certezza che La Destra di Ferrara è in piedi, che non ci siamo arresi, che accettiamo la sfida che ci è stata lanciata a mani nude, con i nostri pochi mezzi a disposizione, con risorse economiche pressoché nulle, ma con la ferma convinzione di poter contare sul cuore e sull’anima di una comunità umana che non si arrende, perché è forte delle sue idee, dei suoi valori, dei suoi ideali, dell’amore infinito per questa città e per questa provincia, per la nostra gente, a qualunque credo politico essa appartenga.

Nell’ultimo anno, ho rappresentato la Destra in Consiglio Provinciale. Ho cercato di creare le condizioni perché questo Partito potesse divenire un interlocutore politico credibile e riconosciuto come tale e devo dire, senza falsa modestia, di esserci riuscito. Per mesi, abbiamo pazientemente tessuto il filo dei rapporti, con tutte le forze politiche presenti sul territorio, di maggioranza come di opposizione. Abbiamo ottenuto una buona visibilità sui giornali, abbiamo dimostrato con i fatti e non solo a parole, di essere un movimento politico di idee, di proposte, che ha fatto della filosofia del fare e non del dire il suo punto di forza e di orgoglio. Di non essere, come altri in queste ultime settimane hanno voluto dipingerci, un Partito di nostalgici. Che la Destra ferrarese – come ho già avuto occasione di ripetere in  altri contesti – non è e non vuole essere un santino da appendere al muro sotto una lampada votiva, ma ha l’ambizione di rappresentare , qui come altrove, l’Italia che non piega la schiena davanti all’arroganza del potere, l’Italia che non ha padroni né padrini, quell’Italia che ama a tal punto la democrazia e la libertà da sapersi ancora indignare davanti a chi quella democrazia e quella libertà ha calpestato e mortificato, sull’altare dei suoi sporchi e loschi traffici particolari.

Qui a Ferrara e in Provincia, cari amici, la sfida è aperta, apertissima e ce la possiamo giocare sino in fondo.

Da un lato, abbiamo una Sinistra in affanno. Il Partito Democratico arriva a queste consultazioni elettorali con il fiato corto. Sateriale e Dall’Acqua, dopo dieci anni di governo locale, lasciano in eredità a questa Città e alla sua Provincia un’economia in ginocchio e un’esperienza amministrativa fallimentare, vissuta senza entusiasmo e senza passione.

E questo - ci tengo a sottolinearlo - nonostante l’apparato burocratico amministrativo comunale e provinciale registri spesso vere e proprie punte di eccellenza. Consentitemi a questo proposito di ringraziare pubblicamente il Segretario Generale del Comune Dr. Finardi, il Dr. Tortora e tutti i dipendenti loro collaboratori per la grande disponibilità dimostrata e per l’ammirevole dedizione e impegno con il quale fanno il loro delicato mestiere. L’abbiamo toccato con mano questa mattina e mi sembrava doveroso ribadirlo questa sera, in questa piazza.

Una classe politica – dicevo – non all’altezza della situazione. Tanto che la candidata del centrosinistra alla Presidenza della Provincia, Marcella Zappaterra, si vede costretta a chiedere il voto ai cittadini ferraresi con l’infelice slogan “cambiamo la Provincia”, ammettendo implicitamente che quello che lei è i suoi amici hanno combinato in questi lunghi anni di gestione rappresenta qualcosa di cui vergognarsi, piuttosto che qualcosa di cui andare fieri.

Dall’altra parte, abbiamo un Popolo della Libertà che ha dato negli ultimi mesi sui giornali il  peggiore degli spettacoli possibili. Dilaniato da faide interne, avvitato su di sé in una guerra per bande che è tutt’ora in corso e di cui forse solo fra qualche tempo conosceremo il vincitore e lo sconfitto. Ancora in questi giorni, sui giornali, la nomenklatura di quel Partito rappresenta se stessa riferendosi a movimenti politici, come Forza Italia e Alleanza Nazionale, che non esistono più se non nella logica dei rapporti di forza sui quali è stata costruita e ancora si regge quest’accozzaglia indigesta denominata PDL, guidata qui a Ferrara dal Senatore Alberto Balboni.

Io, cari amici, oggi mi candido a diventare Presidente di questa Provincia. Lo faccio al termine di un percorso politico che non per nostra responsabilità ha deviato, ad un certo punto, dal suo tragitto iniziale.

Come saprete, avevamo messo al servizio del Progetto politico di Davide Verri, che si presenta in Provincia con una sua lista civica, il nostro entusiasmo, il nostro disinteressato sostegno, la nostra disponibilità. Avevamo creduto nella premessa da cui partiva la sua sfida al PDL, che era quella di “includere, anziché escludere”, come scrisse nella sua lettera aperta al Senatore Balboni di qualche mese fa. Ci eravamo insomma illusi che quella prospettiva rappresentasse la grande novità di questa campagna politica. Poi  sono incominciati i ricatti, le pregiudiziali nei nostri confronti. Prima da parte della Lista civica di Alleanza per Ferrara, capeggiata da Neda Barbieri,  quindi da parte della Lega Nord, il Partito che ha fatto del centralismo romano il suo fiore all’occhiello, visto che sembra sia bastata una telefonata da Roma di un deputato leghista per imporre al segretario provinciale Cavicchi scelte politiche decise nei salotti buoni di Montecitorio e di Palazzo Madama anziché a Ferrara, di totale chiusura nei nostri confronti.

In questa vicenda abbiamo dimostrato pazienza, senso di responsabilità, disponibilità a fare ben più di un passo indietro. Ma quando Verri ha ufficialmente rifiutato il nostro appoggio, venendo meno ad un patto certo non scritto, ma siglato da mesi con una stretta di mano che per noi di Destra conta ben più di un pezzo di carta firmato davanti al notaio; allora abbiamo capito che era il momento di  imboccare un’altra strada, quella dell’orgoglio, della bandiera, della dignità di una comunità che non ha nulla di cui vergognarsi, nulla di cui chiedere scusa o da farsi perdonare, forte com’è dei suoi principi, che sono quelli sanciti nel nostro Statuto nazionale e che fanno della Destra il Partito degli Italiani, una forza saldamente radicata  nella Tradizione, che guarda verso il futuro e che fa dell’identità nazionale e della dottrina sociale della Chiesa i suoi pilastri e i suoi ideali punti di riferimento.

Ma la battaglia più entusiasmante, cari amici, sarà quella contro il PDL e il suo “campione”, si fa per dire, Mauro Malaguti, candidato anch’egli alla Presidenza della Provincia. Davide contro Golia, mi verrebbe da dire. Non solo per le nostre rispettive conformazioni fisiche, ma anche per la sproporzione delle forze in campo, economiche, soprattutto. Malaguti ha tappezzato l’intera Provincia con il suo faccione e, ne siamo certi, continuerà a farlo. Ettari di Foresta Amazzonica gettati al vento. Ebbene, noi questo sfacciato sfoggio di opulenza, alla faccia di chi non arriva alla fine del mese, non ce lo possiamo permettere e non vi faremmo ricorso anche se ne avessimo la possibilità. Però non abbiamo paura, perché siamo forti delle nostre buone ragioni.

Dal signor Malaguti, cari amici, mi separa tutto. Lui, come ha ripetuto più volte e come ribadisce nel suo blog, dice di essere un “uomo di partito”. Io, al contrario, sono un “uomo libero, iscritto ad un partito”. Lui ha un padrone a cui deve le sue fortune politiche e a cui è tenuto ad obbedire. Io al contrario obbedisco soltanto alla mia coscienza e di questo me ne faccio un vanto. Lui ha rinnegato il suo passato per ragioni di convenienza; io non ho nulla da rinnegare perché ho sempre detto a tutti, dentro e fuori del partito, chi sono, da dove vengo, quali sono i miei valori di riferimento, in cosa credo e dove voglio andare. Lui ha dimostrato che la dignità e l’orgoglio sono parole di cui non conosce il significato, avendo accettato, come ha fatto, di farsi candidare e scandidare per ben tre volte senza battere ciglio. Io al contrario ho la dignità di chi sa di rappresentare una comunità di persone che in queste settimane si sono sentite giustamente umiliate e offese e per questo mi hanno chiesto espressamente di spendermi in questa entusiasmante avventura. Lui perderà, perché è stato candidato dal Senatore Balboni apposta per perdere queste elezioni. Io, comunque vada, avrò vinto, perché la nostra presenza oggi su questa piazza è la testimonianza vivente che l’arroganza, la prepotenza, l’intrigo di cui questa gente si nutre giorno dopo giorno non passeranno, finché ci saremo noi ad impedirglielo.

E’ quindi con grande fiducia che affrontiamo il mese che ci attende, certi di meritare quel buon risultato elettorale che la nostra buona coscienza, la coerenza nei comportamenti che abbiamo sempre manifestato e la fede nell’amicizia che ci unisce e che mai verrà meno ci farà ottenere.

Viva Ferrara, viva La Destra ferrarese.

giovedì 7 maggio 2009

IL MANIFESTO ELETTORALE

E' DECISO...MI CANDIDO ALLA PRESIDENZA DELLA PROVINCIA DI FERRARA!


ECCO IL MIO PROGRAMMA ELETTORALE...
Elezioni provinciali del 6-7 giugno 2009

 

LA PROVINCIA CHE VORREI

 

Programma elettorale del candidato STEFANO GARGIONI,

sostenuto dalla Lista de LA DESTRA

 

 

 PREMESSA

 

Nell’ultima consiliatura ho avuto la possibilità di vivere, seppure per meno di un anno, in qualità di consigliere provinciale, l’esperienza amministrativa dell’Ente Provincia. Un’esperienza, peraltro, che avevo già vissuto nella consiliatura 1995-1999 in ben altri contesti sociali, culturali, economico-politici. Ho respirato, dai banchi dell’opposizione, le novità che la prassi, unitamente allo stato di necessità determinatosi a seguito dei più recenti interventi normativi che hanno potenziato non poco il ruolo e le funzioni dell’Ente, ha prodotto. Nel bene come nel male. In più di un’occasione mi è parsa chiara la dicotomia tra le enormi potenzialità dell’ Ente (il quale, nel suo ruolo primario e irrinunciabile di organo di coordinamento e raccordo sul territorio tra gli Enti minori e la Regione Emilia Romagna, potrebbe veramente, se solo lo volesse, giocare un ruolo strategico di enorme importanza e le lentezze burocratiche) e le logiche partitocratiche con cui vengono distribuiti gli incarichi nei diversi assessorati; l’autoreferenzialità in cui spesso si avvita il Consiglio Provinciale, quasi compiaciuto del suo “parlarsi addosso” piuttosto che del suo ruolo istituzionale di proposta, di impulso, di indirizzo e di controllo; l’impressione, suffragata purtroppo dai fatti, di come le decisioni che contano vengano quasi sempre assunte al di fuori di un contesto di controllo democratico e senza il necessario coinvolgimento dei soggetti, istituzionali e non, direttamente depositari di quelle stesse decisioni. Più democrazia, dunque, meno burocrazia, più disponibilità al dialogo e al confronto, più apertura nei confronti di una comunità umana di 350.000 persone che spesso neppure sa che la Provincia esiste o, se lo sa, non ha – perché non le vengono forniti – gli strumenti conoscitivi per potersi interfacciare ad essa e con essa rapportarsi.

  

UN MODO NUOVO DI “VIVERE” L’ENTE

 

La meritocrazia, innanzitutto. In Provincia, come nella Scuola, come in politica. Sarò un inguaribile romantico, ma credo che se non si parte da qui, ogni sforzo rischi di risultare vano. La riorganizzazione dell’Ente Provincia alla quale penso non può che passare attraverso la valorizzazione del merito, un sistema di incentivi e di premi per le eccellenze, accompagnato da un meccanismo di disincentivi per chi non si impegna e non rende come potrebbe e dovrebbe. Senza sconti, senza guardare in faccia a nessuno, senza trattamenti di favore per questo o per quello. Solo così credo che si possa ottenere il rispetto dei tanti dipendenti pubblici che in Provincia come altrove sentono spesso mortificato il loro ruolo e misconosciuti il loro impegno e le loro capacità.

  

SCUOLA

 

Comincio col parlare di Scuola. Perché di mestiere faccio l’insegnante e perché credo, proprio per questo, che “in-segnare”, cioè “lasciare un segno dentro” alla coscienza dei miei studenti, per farne dei cittadini consapevoli, sia la più bella delle avventure che possa capitare ad una persona. Credo dunque che di qui si debba partire, per costruire una comunità - e quella provinciale non fa eccezione -  in cui i valori dell’onestà intellettuale, della lealtà, del rispetto reciproco, della correttezza nei rapporti, della fedeltà alla parola data, dell’impegno per il bene comune, possano prendere il sopravvento e imporsi come prassi  quotidiana.

 

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Negli ultimi anni la Provincia si è vista trasferire, nell’ambito della logica federalista verso la quale ci si è indirizzati, pur con tutte le incertezze del caso, a partire dalla metà degli anni ’90, numerose competenze in materia di Scuola.

Se un tempo si occupava quasi esclusivamente di edilizia scolastica, limitatamente agli edifici che ospitano gli Istituti secondari superiori, oggi è responsabile anche del coordinamento dell’intera rete scolastica presente sul territorio e quindi di funzioni che incidono in modo significativo sulle scelte di vita di migliaia e migliaia di docenti, non docenti, alunni e genitori che a diverso titolo si rapportano alla pubblica istruzione nelle sue diverse sfaccettature. A questo proposito è ancora fresca in me la memoria dell’approvazione, avvenuta circa sei mesi fa, del nuovo Piano dell’Offerta Formativa, approvato a tambur battente dopo una discussione in commissione e in aula in cui non vi fu tempo, per chi l’avesse voluto fare, di ragionare sulle fragilità e sugli esiti incerti di quelle proposte, alcune delle quali, alla luce dei fatti, sono poi risultate fallimentari. Accorpamenti di Istituti con una storia pluridecennale alle spalle, che vedranno così tramontare un marchio che in alcuni casi rappresentava un elemento di garanzia circa la qualità dei percorsi scolastici e dei curricola in essi presenti; accorpamenti di altri Istituti decisi in base a criteri incoerenti e difficilmente decifrabili; tagli di indirizzi e di classi ai Licei nel tentativo di far nascere un quarto Polo Liceale di cui, in una realtà territoriale caratterizzata dall’ affannosa ricerca di professionalità qualificate e di maestranze, non si sentiva proprio la necessità. Il tutto senza un effettivo coinvolgimento di chi la scuola la vive quotidianamente sulla propria pelle, a partire dai docenti e dalle famiglie degli alunni. Il mio impegno sarà, qualora dovessi essere eletto, quello di rivoluzionare il modo di “fare scuola” da parte dell’Amministrazione provinciale. Proprio a partire dai Piani di dimensionamento dell’offerta formativa, che dovranno vedere il fattivo coinvolgimento, attraverso un tavolo di confronto permanente, di tutti i soggetti pubblici e privati che a diverso titolo vivono sulla loro pelle le scelte che si vanno a fare, a partire dagli studenti delle scuole medie superiori. Mi adopererò inoltre per promuovere un orientamento mirato verso l’istruzione tecnica e professionale, affinché si determini il necessario riequilibrio tra le scelte delle famiglie e le necessità del mercato del lavoro.

Quanto all’edilizia scolastica, dopo i recenti fatti dell’Abruzzo credo vada prestata una particolare attenzione ai controlli circa le caratteristiche antisismiche degli edifici.

Un altro problema, che dovrà essere affrontato con la massima urgenza, alla luce dei tagli di personale e di classi che il Ministero, attraverso l’Ufficio Scolastico Provinciale, sta effettuando in queste settimane e che costringe le Scuole ad approntare classi sempre più numerose (fino a 28-30 alunni e oltre!), sarà quello di una seria mappatura degli spazi disponibili che vengono utilizzati come aule scolastiche, perché non venga negata ai giovani quella garanzia di sicurezza e di salubrità degli ambienti che dalla legge 626 del ’94 in poi rappresenta un presupposto imprescindibile. 

 

FORMAZIONE PROFESSIONALE

 

Dopo i lunghi anni delle vacche grasse, durante i quali la Formazione Professionale ha avuto a disposizione fiumi di denaro, il più delle volte sperperati senza costrutto o stornati su iniziative, corsi formativi e progetti vari privi di un’effettiva ricaduta in termini occupazionali, è arrivato il periodo delle vacche magre. Fuor di metafora, i fondi che arrivano dalla Regione sono drasticamente diminuiti, per cui oggi si presenta la necessità di dover amministrare le poche risorse disponibili con quell’oculatezza che nel passato, anche per motivi squisitamente clientelari, non è mai stata usata. La Formazione Professionale, a mio avviso, deve pensarsi sempre più come l’occasione per uno sviluppo non settoriale delle diverse realtà private, pubbliche e imprenditoriali. In particolare con riferimento ai rapporti con la scuola e con il mondo del lavoro. Le esperienze “integrate” di formazione-istruzione professionale, sperimentate in questi ultimi anni in vari Istituti Professionali tra i quali l’”Einaudi”, nel quale presto servizio, hanno dato risultati non sempre soddisfacenti. Il sostanziale fallimento, ad esempio, dei vari Percorsi OFI (Offerta Formativa Integrata) impongono un ripensamento completo del modo con il quale i CFP (Centri di Formazione Professionale) dovranno in futuro rapportarsi con le Scuole, dei ruolo negli Istituti dei formatori, della capacità dei corsi di poter assicurare in concreto quel “quid” in più in termini di esperienza professionalizzante di cui gli studenti hanno certamente bisogno.

Quando al rapporto con il mondo del lavoro, si impone un migliore coordinamento dei CFP con i Centri per l’Impiego gestiti dalla Provincia, che da oltre dieci anni hanno ereditato il ruolo e le funzioni dei vecchi uffici di collocamento e nei quali la politica attiva del lavoro, anche attraverso l’attivazione di corsi di formazione per lavoratori e datori di lavoro, gioca un ruolo fondamentale nel favorire l’incontro tra domanda e offerta e dunque nuove occasioni di impiego.

  

POLITICHE FINANZIARIE E FEDERALISMO FISCALE

 

La Provincia che riceverei in eredità dalla passata gestione se dovessi vincere le elezioni, sarebbe un Ente in oggettivo affanno sotto il profilo finanziario. Da anni l’Amministrazione uscente ha puntato sulla massimizzazione delle entrate attraverso l’imposizione delle aliquote più alte possibili sui tributi propri. Di pari passo, ha sistematicamente finanziato i suoi investimenti facendo ricorso a mutui i cui interessi da restituire oggi sono nei fatti una pesante palla al piede. E non si è preoccupata – come avrebbe dovuto fare un buon padre di famiglia – di ridurre la spesa corrente e di attuare una seria politica di lotta agli sprechi. Si trova così in grande difficoltà, a maggior ragione dopo l’entrata in vigore del nuovo Patto di stabilità, che premia gli Enti più virtuosi e che impedisce a chi ne fosse tentato di aumentare ulteriormente la pressione fiscale e la spesa pubblica, che anzi deve essere drasticamente ridotta. Tagliare gli sprechi però si può. Basta la volontà politica di farlo e quella lungimiranza che evidentemente nell’ultima consiliatura, ma anche in quella precedente, è mancata. Penso alla troppe e troppo costose consulenze esterne, a volte addirittura inutili laddove – e spesso accade – l’Ente abbia al suo interno le professionalità per poter affrontare questioni amministrative anche complesse senza doversi rivolgere altrove. Penso alle tante piccole spese  superflue, sostenute quotidianamente, che prese singolarmente non destano di per sé particolare preoccupazione, ma che se sommate le une alle altre rappresentano uno storno di risorse incredibile che potrebbe essere indirizzato verso obiettivi più incisivi. Penso infine alle privatizzazioni, di cui se è fatto forse uso con eccessiva prudenza.

Le politiche finanziarie dell’Ente, per gli anni a venire, dovranno necessariamente tenere conto dell’attuazione del federalismo fiscale di cui all’art. 119 della Costituzione Italiana, così come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha profondamente innovato nei suoi contenuti il Titolo V sulle autonomie locali.  L’auspicio è che il legislatore, nell’ottica della sussidiarietà verticale che rappresenta l’altro pilastro su cui si regge il nuovo ordinamento istituzionale in materia, voglia dar vita, dopo anni di ingiustificato ritardo, ad un vero “federalismo solidale”, capace di coniugare l’attenzione per le zone più deboli del Paese, nei cui confronti intervenire con fondi perequativi appositamente pensati, con una vera e definitiva autonomia di entrata e di spesa per le Amministrazioni Provinciali e Comunali, in grado di  garantire al tempo stesso risparmi di spesa, ottimizzazione dei servizi, responsabilizzazione degli amministratori, controllo dei cittadini.

  

INFRASTRUTTURE

 

Quando nel 1995 venni eletto per la prima volta in Consiglio Provinciale, gli argomenti di cui si discettava in tema di infrastrutture erano sostanzialmente quelli di cui si discute oggi. Peccato che da allora siamo ormai trascorsi quattordici anni e di concreto si sia visto poco. I grandi interventi infrastrutturali per la realizzazione dei quali è ormai improcrastinabile pensare ad un percorso di assoluta priorità sono: il completamento della SS 16; quello della Cispadana, fondamentale per la crescita economico-industriale di un territorio altrimenti isolato e privo sostanzialmente di una viabilità commerciale su strada degna di tal nome; una variante alla SS Romea che dalla tangenziale di Ravenna all’altezza di Porto Corsini bypassi lo snodo di Porto Garibaldi e dopo aver incrociato la superstrada Ferrara-Mare si ricongiunga con la Romea veneta, intercettando così il traffico pesante e facendo del vecchio tratto della Romea che fiancheggia i Lidi  una “seconda Acciaioli”; e per finire la realizzazione della E55.

Ma accanto alle opere viarie si impone un complessivo cambio di visuale che, anche nell’ottica di un migliore rapporto viabilità-ambiente, ripensi le modalità per il trasporto di persone e merci, attraverso una politica provinciale che privilegi il trasporto su gomma quello su rotaia. In questo senso, l’attuazione del tratto ferroviario Portomaggiore-Dogato e quello che da Codigoro porta ad Adria, unitamente alla prosecuzione della linea che da Ferrara porta a Codigoro verso il mare, fino a Porto Garibaldi, rappresentano interventi strategici di ampio respiro, che se realizzati contribuirebbero in modo determinante al miglioramento della qualità del sistema infrastrutturale provinciale nel suo complesso.

  

SANITA’

 

Non c’è dubbio che la vicenda, ancora aperta, del costituendo Ospedale di Cona, agli occhi dei cittadini ferraresi rappresenta un vera e propria “ferita aperta”. L’approssimazione con la quale venne individuato il luogo su cui far sorgere il nosocomio, l’incredibile spreco di risorse a cui si è assistito nel corso degli anni, la sciagurata politica sanitaria che scartò a priori altre possibilità, certamente più consone alla domanda di assistenza medico-chirurgica di cui la Città e la Provincia necessitavano, danno il quadro a tinte fosche di un problema ancora irrisolto sul quale andrebbe scritto un intero capitolo. Questa però non è la sede. Ormai non resta che augurarsi che l’Ospedale venga realizzato nel più breve tempo possibile e che sia operativo quanto prima nei suoi diversi reparti.

Ma la sanità ferrarese non è solo Cona. Essa è fatta anche degli  altri Presidi sanitari presenti sul territorio, in difesa dei quali intere comunità locali in anni non lontani hanno combattuto la loro giusta battaglia e che oggi vanno potenziali nelle loro strutture e nei loro servizi, per garantire un’offerta sanitaria sempre più “vicina” al cittadino e al paziente.

E’ poi fatta delle attese interminabili per ottenere le prestazioni medico-specialistiche di cui si ha bisogno, a volte urgenti. E’ fatta di lunghe file agli sportelli, di attese bibliche davanti alla porte dei medici di famiglia per una visita di routine quando non per una semplice ricetta. Di queste problematiche la Provincia deve farsi carico, in funzione di coordinamento e di concerto con i Comuni, eventualmente anche attraverso la creazione di un Comitato paritetico in grado di monitorare “in itinere” l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza sanitaria nei diversi distretti e di intervenire con i necessari correttivi, laddove ve ne fosse la necessità, nel modo più tempestivo possibile.

  

 TURISMO E AMBIENTE

 

In una realtà territoriale come la nostra, i problemi legati alla tutela dell’ambiente nelle sue diverse bellezze naturalistiche, di cui il Ferrarese è immensamente ricco, non può che procedere di pari passo con una sempre più puntuale promozione dell’offerta turistica complessiva. Il turismo è vita, è riposo, è svago, ma è anche un’importante occasione di valorizzazione della Città, dei Lidi e del Parco del Delta, con l’enorme potenziale indotto che questo può inevitabilmente comportare. Se una cosa è mancata, in questi ultimi anni, è stata proprio quell’attività di serio e continuo coordinamento che la Provincia avrebbe dovuto e potuto svolgere, in raccordo con la Regione e con le diverse realtà comunali, per rendere l’offerta turistica sul territorio più appetibile e più competitiva rispetto a proposte provenienti da zone a noi vicine, ma ben più agguerrite su questo fronte. Si è assistito spesso ad iniziative promozionali magari anche lodevoli e meritorie, ma scollegate l’una all’altra, dove la logica del campanile ha il più delle volte prevalso sull’armonizzazione della proposta, creando i presupposti per quel turismo “mordi e fuggi” di cui a Ferrara si parla da anni e che ancora oggi appare un handicap del quale pare così difficile liberarsi.

Oggi il turista non si accontenta più della semplice visita alla Città d’arte o del soggiorno al mare stile “anni Sessanta”. In quest’ottica il turismo ambientale appare certamente la carta giusta da giocare, anche per il crescente interesse che muove un pubblico sempre più vasto di cittadini italiani e di stranieri. Completare le tante infrastrutture per la realizzazione di percorsi all’aria aperta, correlando questi interventi con l’utilizzo della costituenda idrovia in chiave prevalentemente turistica appare certamente la carta vincente da giocare. L’esperienza che ho vissuto lo scorso anno in Alta Val Pusteria, pur in un contesto completamente diverso, mi conferma nel convincimento che il potenziamento del sistema di piste ciclabili presente sul territorio, abbinato ad una serie di nuove proposte storico-culturali ed enogastronomiche che ad esse si sposino in un necessario e ideale connubio, possa sortire l’effetto sperato.

  

SICUREZZA

 

La gente ha paura. Oggi più di ieri. Che questa paura sia suffragata dai fatti e non sia viceversa soltanto il frutto di una suggestione collettiva, lo testimoniamo i tanti fatti di micro e macrocriminalità che anche nella nostra Provincia registrano purtroppo, negli ultimi anni, indici statistici in preoccupante crescita. L’Ente Provincia, ovviamente, non è deputata a farsi carico direttamente delle questioni legate all’ordine pubblico e alla repressione del crimine, ma può e dovrà comunque collaborare domani più di ieri  con le forze dell’ordine ad ogni livello e con gli organi dell’Amministrazione diretta periferica dislocati sul territorio, a cominciare naturalmente con la Prefettura, alla quale sarà opportuno suggerire una presenza più capillare dei vari Commissariati nel centri maggiori della nostra Provincia che ne siano ancora sforniti.

La sicurezza di cui invece la Provincia deve farsi carico in prima persona con un senso di responsabilità e un’attenzione tutta particolare che nel passato a volte le ha fatto difetto, è quella sulle strade. Sicurezza e viabilità, infatti, sono un binomio inscindibile. Basta uscire dalla città, per incontrare strade che più si adatterebbero a un vero e proprio “camel trophy” che ad una serena gita domenicale fuori porta e che rappresentano un oggettivo e incombente elemento di pericolo per chi le percorre. Maggiore e sistematica manutenzione della rete viaria, dunque. Da accompagnarsi ad una sollecita e sempre più incisiva attività di prevenzione delle scuole, dalle materne alle superiori. La responsabilizzazione dei giovani in particolare, prossimi alla maturità, potrebbe ridurre drasticamente il tragico fenomeno delle “stragi del sabato sera” che invece, negli ultimi tempi, risulta drammaticamente in aumento. Qualcosa di importante si sta già facendo in questa direzione nelle Scuole come la mia, più sensibili di altre al problema, con il diretto coinvolgimento della Polizia di Stato e dei Vigili Urbani, attraverso l’inserimento di queste attività nei progetti che all’inizio di ogni anno vengono approvati dal Collegio dei Docenti e finanziati a carico del fondo l’Istituto. Ma purtroppo iniziative del genere, estremamente meritorie, vengono lasciate alla buona volontà dei singoli docenti, senza che vi sia da parte della Provincia quella funzione di pungolo e di sollecitazione che possa rendere la cosa patrimonio comune di tutti gli Enti formativi presenti sul territorio. In questo senso intenderò muovermi, qualora dovessi essere eletto.

E per finire, la Protezione Civile. A maggior ragione dopo i recenti allagamenti dovuti alle abbondanti piogge cadute nelle passate settimane, è sempre più sentita l’esigenza di una concertazione tra singoli Comuni, Associazioni di Comuni (alto, medio e basso ferrarese) e Provincia, la quale dovrebbe assumere il ruolo di direzione e di coordinamento, anche promuovendo attraverso apposite convenzioni i necessari accordi con le associazioni di volontariato impegnate nel settore.

  

SERVIZI SOCIALI

 

Il ruolo che i servizi sociali sono chiamati a svolgere sul territorio assume con il passare del tempo un’importanza crescente. Storicamente la nostra Provincia si è sempre caratterizzata per un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia. Il progresso della scienza medica ha certamente aiutato la gente a vivere meglio e più a lungo, ma ha altresì prodotto un progressivo invecchiamento della popolazione. Ormai in Provincia di Ferrara per un ragazzo al di sotto del 15 anni ci sono 3  anziani al di sopra dei 65. Questo è un dato che deve far riflettere, non solo in termini culturali ma, nell’immediato, in termini pratici.

Le famiglie, nella loro articolazione, non hanno più nulla a che spartire con le antiche famiglia patriarcali “allargate” nella quali ci si faceva carico comunque dell’anziano, considerato un vero punto di riferimento, per l’esperienza maturata e non piuttosto un peso di cui liberarsi il più presto possibile. Oggi le famiglie mononucleari che popolano il nostro territorio, peraltro sempre più disgregate nella comunanza d’affetti che le unisce e nella continuità del percorso comune di chi le compone, necessitano più che nel passato di un intervento pubblico di sostegno e di supporto. L’anziano però non è un pacco da parcheggiare a tempo più o meno indeterminato in una corsia d’ospedale piuttosto che in una casa di riposo. E ‘ una persona con la sua dignità e che proprio per questo va aiutata a vivere gli ultimi anni della sua esistenza con la consapevolezza di poter essere utile a sé e agli altri. In quest’ottica va ridotta nei limiti del possibili l’ospedalizzazione e potenziati i servizi di assistenza domiciliare. Vanno poi incentivate le “buone prassi” che già esistono nelle nostre Scuole. All’Istituto “Einaudi”, ad esempio, il corso dei Servizi Sociali, attivato ormai da molti anni e frequentato da un numero crescente di studenti, andrebbe valorizzato nel rapporto con la Provincia, affinché siano sempre più numerose e arricchenti le esperienze “sul campo” dei nostri giovani, nel rapporto con il mondo della sofferenza in tutti i suoi aspetti (disabilità, anziani), per un percorso formativo più completo e più formante, anche nella prospettiva di un futuro sbocco professionale.

  

AGRICOLTURA

 

Il mondo dell’agricoltura ha storicamente rappresentato per la nostra Provincia un autentico fiore all’occhiello. “Provincia a vocazione agricola”, si diceva un tempo, orograficamente ideale per molti tipi di produzione, dal seminativo al frutteto. Oggi però il mondo dell’agricoltura attraversa un periodo di grave crisi, da cui sembra faccia fatica ad uscire. Lamentandosi con me della cosa, un amico imprenditore sottolineava giorni fa come nella provincia di Ferrara si stia assistendo ad una sorta di “ritorno al latifondo”, con pochi grandi imprenditori agricoli che acquistano fette sempre crescenti di terreno da utilizzare a fini produttivi e piccole e medie imprese, soprattutto a conduzione familiare, sempre più in difficoltà nel sostenere economicamente una concorrenza oggi più spietata di ieri.  Se a questo si aggiungono i ritardi con i quali gli agricoltori si vedono rimborsare i danni sopportati in occasione delle calamità naturali (c’è chi sta ancora attendendo rimborsi per calamità che risalgono al 2006!) e la crescente difficoltà nell’accedere ai mutui bancari, si può bene comprendere come la situazione sia tutt’altro che rosea.

E’ dunque necessario potenziare gli interventi a sostegno delle imprese più deboli, anche attraverso lo strumento dell’Agrifidi e valorizzare sempre di più i marchi d.o.c. dei prodotti tipici locali, puntando con rinnovato entusiasmo sulla produzione di qualità.

  

CONCLUSIONI

 

Ho chiamato questo Programma elettorale “La Provincia che vorrei”. Una scelta non casuale, perché sono assolutamente convinto che solo chi crede in ciò che dice e chi fa ciò che pensa possa a buon diritto pretendere di gestire un Ente come la Provincia, che ha bisogno di amministratori convinti delle loro buone ragioni e soprattutto onesti. Io sono così, con i miei limiti, di cui sono consapevole, ma con  l ‘entusiasmo che mi deriva dalla novità di un’avventura inattesa e comunque entusiasmante, alla quale mi accingo. Non ho l’ambizione di cambiare il mondo e per questo mi sono guardato bene dal presentare un Programma ideologico che, in quanto tale, sarebbe risultato oggettivamente sterile nei suoi presupposti e nei suoi possibili risultati. Ho però l’assoluta convinzione che lavorando con impegno e lealtà le cose, insieme al modo di concepire i rapporti tra le persone e di viverli nel quotidiano di un’esperienza amministrativa come quella provinciale, possano veramente cambiare. Un po’ per volta, com’è gusto che sia.             

STEFANO GARGIONI

Candidato alla Presidenza della Provincia di Ferrara per LA DESTRA