domenica 22 febbraio 2009
PIZZATA, ATTO SECONDO
sabato 21 febbraio 2009
FINI NUOVA GUIDA DEL PD? YES, WE CAN!
Gianfranco Fini guida ideale per il futuro dell’opposizione? Si può fare, Yes, we can. La provocazione è di Stenio Solinas, nell’articolo pubblicato ieri su Il Giornale , anche se il copyright, confessa il giornalista, “non è del tutto mio”. L’idea, spiega Solinas, “me l’hanno data il professor Roberto Zavaglia, uno dei migliori analisti di politica internazionale in circolazione e Andrea Marcenaro, il re dei corsivisti italiani”.
Fini al posto di Veltroni? Why not, si chiede Solinas, considerando che la leadership di Berlusconi sembra inossidabile e che a sinistra, invece, adesso più che mai, regna il caos e “la strada è aperta”. E chi, meglio di Fini, “un professionista della politica, ovvero un contenitore vuoto disponibile a riempirsi del liquido ritenuto in quel momento più potabile, può rimettere in carreggiata la Sinistra?”.
Del resto, non va dimenticato che Fini si è dichiarato “favorevole al diritto di voto per gli immigrati, ha difeso la laicità dello stato e l’autonomia dell’individuo”. In più, “è per le coppie di fatto”.
Inutile, quindi, scrive Solinas, fare altri nomi (Bersani, D’Alema, Violante, ecc.), perché “da qualunque parte la si guardi, la candidatura di Fini alla guida del Pd è perfetta“.
Allora, compagno Fini per il Pd: yes, we can.
martedì 17 febbraio 2009
domenica 15 febbraio 2009
IL SENATORE CANDIDATO PDL IN PROVINCIA? MAGARI!!
Sui quotidiani locali di oggi è apparsa la notizia: il candidato del PDL a Presidente della Provincia di Ferrara potrebbe essere proprio lui: Il Senatore Alberto Balboni.
venerdì 13 febbraio 2009
CASO MONTI - LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE PROVINCIALE ANGELA POLTRONIERI
IL DOVERE DI SAPER ASCOLTARE
Cara Angela,
ritorno sulla questione del Piano provinciale dell’Offerta Formativa alla luce degli ultimi sviluppi della vicenda che, come riportano anche in questi giorni i giornali locali, ha suscitato un turbinio di sentimenti diversi, che vanno dalla semplice protesta alla vera e propria invettiva.
Sai, perché mi conosci, che da parte mia non c’è alcuna intenzione di “cavalcare la tigre”, che vede oggi schierati sulla barricata gli studenti del “Vincenzo Monti”. Sai anche che in più occasioni ti ho espresso, privatamente, il mio apprezzamento per la disponibilità al dialogo e al confronto.
Rimane il fatto che evidentemente, se i risultati sono questi, qualcosa non ha funzionato.
Quando a suo tempo fu votato in Consiglio Provinciale, il Piano passò con il solo voto favorevole della maggioranza. In quell’occasione infatti le opposizioni, a partire dal sottoscritto, sollevarono obiezioni di merito e di metodo.
Non intendo tornare sul merito delle decisioni assunte, sulle quali ho già espresso le mie opinioni, in Commissione, in Consiglio e sui giornali.
Mi limito al metodo, che giudicai – e col senno di poi ne sono ancor più convinto – sbagliato e improprio.
Due, a mio avviso, sono stati al riguardo gli errori di fondo.
Il primo. Il fatto di averci presentato il Piano in Commissione una settimana prima della presentazione dello stesso in Aula per l’approvazione definitiva e a pochi giorni dalla scadenza del termine ultimo per la trasmissione dello stesso in Regione. Come dire: “questo è…prendere o lasciare”. Non c’era ovviamente a quel punto alcuna possibilità da parte nostra di modificare il corso ineluttabile degli eventi, perché i giochi erano già stati chiusi.
Il secondo. Il fatto di aver pensato che mettere attorno ad un tavolo, con i funzionari della Provincia, i dirigenti scolastici degli Istituti Superiori, fosse di per sé sufficiente per ottenere il beneplacito della Scuola ferrarese.
Ho davanti a me il lungo elenco dei membri della “Conferenza provinciale di coordinamento delle politiche dell’istruzione, della formazione e del lavoro”, che ha contribuito alla stesura del Piano dell’Offerta Formativa facendo proposte e dando pareri. Leggo e rileggo con crescente sconcerto il lungo elenco dei suoi componenti…dal Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale al Rettore dell’Università, dai Sindaci ai rappresentanti degli Enti di Formazione accreditati, dal Presidente della Camera di Commercio al Prefetto, dai Direttori dell’Inps e dell’Inail al Direttore Generale dell’Asl.
E un insegnante, un genitore, un rappresentante degli studenti? Neanche per sbaglio!
Ma è mai possibile che non sia ancora chiaro che “LA SCUOLA SIAMO NOI” che in cattedra e nei banchi delle aule scolastiche combattiamo tutti i giorni la buona battaglia e non chi, in ragione di un ruolo politico o istituzionale più o meno autorevole, si arroga il diritto di decidere, in modo più o meno consapevole, in nome e per conto di chi la Scuola la vive ogni giorno sulla propria pelle?
Per questo ti chiedo di rispondere positivamente alla richiesta di ascolto che viene dagli studenti del “Vincenzo Monti” e dalla sua Dirigente Scolastica. Abbi il coraggio di fare quello che non è stato fatto prima…
Dimostrando con ciò che la politica non è poi così lontana – come episodi di questo genere sembrano far intendere – dalla vita dei cittadini e dalle loro legittime aspettative.
Una chiusura aprioristica sarebbe l’ennesima sconfitta di un modo di interpretare il rapporto con la gente che, a Ferrara come a Roma, appare sempre più scollegato dalla realtà.
Con stima e amicizia.
mercoledì 11 febbraio 2009
"PIZZATA" A CENTO...LA CAMPAGNA ELETTORALE HA AVUTO INIZIO!
mercoledì 4 febbraio 2009
ELUANA ENGLARO CONDANNATA A MORTE
di Riccardo Cascioli
“Lei è una donna. Una donna di trentotto anni: ha la mia stessa età. Ha il ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. Il suo cuore batte da solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sorride e altri nei quali forse socchiude gli occhi. Ma quanti sanno davvero che Eluana non è attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una piaga da decubito? Che in diciassette anni non ha preso un antibiotico?”.
Così ha parlato Margherita Coletta, la vedova di un carabiniere ucciso nell’attentato di Nassiriya (Iraq) il 12 novembre 2003, che negli ultimi mesi ha visitato più volte Eluana Englaro nella clinica di Lecco dove era ricoverata da 15 anni e che ha intessuto un rapporto di amicizia con Beppino, il padre di Eluana. Margherita Coletta ha parlato in una intervista pubblicata da Avvenire oggi, 4 febbraio 2009, in in cui racconta la sua esperienza con Beppino ed Eluana. Un’intervista tutta da leggere, ma quelle parole citate all’inizio sono da meditare e riproporre ovunque perché spezzano quel muro di ipocrisia e malignità che un gruppo di sciacalli ha eretto intorno alla famiglia Englaro, sfruttando il dolore di un padre evidentemente disorientato: “Credo sia soprattutto lui in uno stato simile a quello vegetativo”, ha detto di lui Margherita Coletta, con una espressione di filiale affetto.
Ieri sera al TG1 abbiamo assistito al vertice di questa “danza del male”, con l’intervista al primario anestesista della clinica “La Quiete” di Udine, Amato Da Monte, l’uomo che ha coordinato la “deportazione” di Eluana dalla clinica della vita alla camera della morte. Di notte; l’habitat naturale del “principe delle tenebre”. Alla domanda della giornalista che chiedeva sulla possibile sofferenza di Eluana, Da Monte ha risposto: “Eluana è morta 17 anni fa”. Rileggiamo quanto detto da Margherita Coletta: risulta al professor Da Monte che le persone morte aprano gli occhi di giorno, sorridano, abbiano il ciclo mestruale, respirino senza problema, abbiano il cuore che batte autonomamente? E se è così convinto che Eluana sia già morta, perché pensa di somministrarle dei sedativi durante il procedimento di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione?
Solo chi è morto dentro può capovolgere la realtà fino a questo punto. E proprio lui aveva detto all’inizio dell’intervista che vedendo Eluana per la prima volta si sentiva “devastato”, perché era così diversa dalle foto che da mesi scorrono in tv e sui giornali e che si riferiscono ad Eluana prima dell’incidente. Certo che è molto diversa, così come lo stesso dottor Da Monte è diverso rispetto a 17 anni fa. E’ ciò che accade ai vivi: si cresce, si invecchia. Dei morti, invece, dopo 17 anni restano soltanto le ossa. Ma per Da Monte, Eluana è morta 17 anni fa.
La responsabilità di questa barbarie però, non si può scaricare evidentemente sul solo dottor Da Monte. Egli è soltanto l’immagine fedele di questa nostra società composta di “morti che camminano”, incapaci di dare o almeno di cercare un senso alla realtà, alla sofferenza come alla gioia, al lavoro come al riposo, incapaci di essere uomini e donne. E’ l’immagine dei tanti sciacalli che si sono avventati su Eluana, come prima avevano fatto con Welby, per imporre un’ideologia di morte, a cominciare dai militanti del Partito radicale e i loro avvocati che hanno spinto Beppino Englaro a portare fino in fondo un atto che lo tormenterà fino alla fine dei suoi giorni.
E’ l’immagine dei tanti Ponzio Pilato che affollano gli scranni dei tribunali italiani - e non solo -, che davanti a una evidente invasione di campo di qualche giudice militante, si preoccupano soltanto di stabilire la legittimità formale delle sentenze: la frase è corretta, l’inchiostro è giusto, si proceda all’esecuzione. E ci si permetta qui di correggere il presidente Napolitano, che ha invocato subito una legge sul testamento biologico perché i magistrati della Cassazione si sono inseriti in un vuoto legislativo. Caro presidente, non c’era alcun vuoto legislativo in Italia a proposito di eutanasia: essa è vietata, punto e basta. I giudici hanno compiuto un vero e proprio colpo di mano, e l’unica legge buona sarà quella che impedirà ad altri giudici di perseguire la stessa strada.
Tornando al discorso precedente, il dottor Da Monte è anche l’immagine nauseante di tanti politici incapaci di chiamare le cose con il loro nome e che si trincerano dietro il “rispetto per il dolore della famiglia” per avallare un atto che segna la condanna a morte, non di Eluana, ma dell’intera nostra società di cui dovrebbero essere loro i primi difensori.
E’ infine anche una domanda su ciascuno di noi, se abbiamo fatto tutto il possibile per affermare il Bene, per rispettare la vita di Eluana e sostenere il padre Beppino nella sofferenza.
E’ vero comunque che in tutta questa vicenda sono emersi anche segnali di speranza: abbiamo visto una grande mobilitazione di persone comuni sdegnate per questa barbarie, mobilitate nell’estremo tentativo di salvare Eluana. Segno che la sensibilità per la vita non è morta nel nostro popolo. E abbiamo visto anche dei politici fare il loro possibile per fermare la deriva di questa società, a cominciare dal ministro Sacconi e dal governatore della Lombardia Formigoni
Questo ci aiuta anche a vedere che la partita ancora non è finita. Abbiamo ancora tutti la possibilità di fare qualcosa.
Anzitutto pregare. Pregare perché il Signore apra il cuore a Beppino Englaro, che lo faccia rinsavire e comprendere la gravità del gesto che sta per compiere.
E poi fare pressione con tutti i mezzi possibili: manifestazioni, ma anche lettere a giornali, tv. E soprattutto a coloro che stanno per alzare la mano su Eluana: i responsabili della clinica La Quiete e il Comune di Udine che ha fatto da ponte.
Per facilitarvi, ecco alcuni recapiti:
Clinica:
indirizzo e-mail: segreteria@laquieteudine.i
Per il telefono telefonare a: Ufficio Segreteria dell'Asp "La Quiete", la
responsabile dell'ufficio è la sig.ra Barbara Duriavig, tel. 0432-8862216
oppure 0432-8862214, fax. 0432-26460
Comune:
indirizzo e-mail: urp@comune.udine.it
Fax: 0432 - 271355